ECONOMIA

Coronavirus, Zara chiude mille negozi e punta sull’ecommerce

A causa dell’emergenza Coronavirus, Zara ha deciso chiudere 1200 negozi in tutto il mondo, puntando a incrementare le vendite online. Le chiusure saranno soprattutto in Asia e in Europa. La spagnola Inditex, proprietaria dei marchi Zara, Bershka, Pull & Bear e Massimo Dutti, è stata duramente colpita dalla pandemia, con vendite in calo del 44% a 3,3 miliardi di euro tra il primo febbraio e il 30 aprile, primo trimestre dell’anno finanziario. La società ha registrato una perdita netta di 409 milioni di euro e a maggio il fatturato totale è diminuito del 51%; un dato che ha costretto l’azienda a chiudere il 90% dei suoi negozi nel mondo. Quasi un quarto dei negozi è rimasto serrato fino all’8 giugno, ma la crescita del canale online ha compensato in parte il crollo delle vendite. L’ecommerce è aumentato del 50% rispetto all’anno precedente nel corso del trimestre e del 95% rispetto all’aprile 2019.

Quella di Zara era una strategia già prevista prima del Coronavirus

Già nel 2019, però, il colosso spagnolo del retail aveva chiuso più negozi di quanti ne avesse aperti. Il dato, inizialmente negativo per un’azienda come Zara, che fin dalla sua fondazione aveva puntato tutto sui negozi nei centri commerciali e nelle strade più frequentate, si presta ora a una seconda lettura in questa fase del Coronavirus. Ovvero che l’ecommerce era già diventato strategico per il futuro di Inditex, che oggi annuncia investimenti per un miliardo di euro sulla vendita online, con l’obiettivo di ricavarne il 25% del fatturato dell’azienda entro il 2022: qui lo scontro è soprattutto con concorrenti come H&M e Uniqlo. Altri 1,7 miliardi di euro saranno investiti nei negozi, che diventeranno soprattutto centri di distribuzione e serviranno a smaltire le scorte di magazzino e per il ritiro degli acquisti online. In questo modo Inditex dovrebbe riuscire ad affrontare meglio anche il ridotto afflusso di pubblico nei punti vendita dopo le riaperture, inevitabile con l’uso obbligatorio delle mascherine, la limitazione della capacità nei negozi e l’obbligo della distanza di sicurezza tra i clienti.

In ogni caso, oltre a Zara anche altre catene di rivenditori molto popolari in tutto il mondo sono state costrette a ripensare il loro modelli di business durante la pandemia di Coronavirus. Nel Regno Unito, ad esempio, i marchi di moda Monsoon Accessorize e Quiz chiuderanno i punti vendita, con centinaia di posti di lavoro persi. In Italia il primo concorrente di Zara, la svedese H&M, ha annunciato la chiusura di otto negozi, da Milano a Bari.

Lorenzo Grossi

Classe '89, appassionato sin da piccolo di sport e scrittura. Già da "pischello" scrivevo come collaboratore per alcune testate giornalistiche a cui ho man mano affiancato radio, agenzie di stampa, tv e quotidiani cartacei. Ora è il momento di newsby! Nel carnet anche una breve ma intensa carriera di direttore di gara di calcio a 11.

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