A rischio musei, statue, biblioteche e antichi reperti. Dopo la presa di potere dei talebani, si teme anche per l’immenso e prezioso patrimonio artistico dell’Afghanistan. La rapidissima avanzata del gruppo ha colto alla sprovvista i curatori dei musei e gli archeologi afghani, che si stanno affrettando per mettere in sicurezza siti e manufatti ancora nelle loro mani. Una vera e propria corsa contro il tempo.
“Non ci aspettavamo che accadesse così rapidamente“, ha detto Noor Agha Noori, che guida l’Istituto di archeologia dell’Afghanistan a Kabul. I funzionari avevano deciso di mettere in salvo migliaia di manufatti provenienti da Herat e Kandahar, ma il crollo repentino del governo afghano ha ostacolato la missione. Ora, con le forze talebane che sono entrate a Kabul, la collezione di oltre 80.000 manufatti custodita al Museo Nazionale dell’Afghanistan è in pericolo. “Siamo molto preoccupati per la sicurezza del nostro personale e delle nostre collezioni“, ha affermato Mohammad Fhim Rahimi, direttore del museo.
In una dichiarazione di febbraio, i leader talebani hanno incaricato i loro seguaci di “proteggere, monitorare e preservare” le reliquie, fermare gli scavi illegali e salvaguardare “tutti i siti storici“. Ma molti esperti del patrimonio culturale afghano sono scettici. “Tentano di edulcorare la loro immagine, ma sono ancora un gruppo molto ideologico e radicale“, ha detto Omar Sharifi, professore di scienze sociali presso l’Università americana dell’Afghanistan, che è fuggito da Kabul, dopo aver ricevuto minacce da membri talebani. Sotto il loro dominio, dal 1996 al 2001, il gruppo ha attaccato e saccheggiato musei e biblioteche del paese, vietando l’espressione artistica e culturale.
L’episodio più tristemente celebre rimane la distruzione di uno dei più importanti siti archeologici del paese. Due enormi statue del Buddha scolpite nelle pareti di roccia della valle di Bamiyan, a circa 230 chilometri da Kabul, a un’altezza di circa 2500 metri, risalenti a 1800 anni. Era il 12 marzo 2001, quando la furia iconoclasta dei talebani si scaraventava sui Buddha di Bamiyan, privando l’Afghanistan di uno dei suoi tesori più antichi e preziosi, patrimonio mondiale dell’UNESCO. Le due imponenti sculture furono demolite a colpi di dinamite e cannone dopo quasi un mese di intensi bombardamenti.
Quello sarebbe stato soltanto il primo di un serie di episodi volti a cancellare la ricca ed eterogenea cultura dell’Afghanistan, millenario crocevia di culture, dove cristianesimo, ebraismo, induismo, zoroastrismo fiorirono, prima e dopo l’arrivo dell’Islam nel VII secolo a.C. In quanto tappa della Via della Seta, che collega l’India con l’Iran e la Cina, l’Afghanistan è pieno di resti di antiche città, monasteri e caravanserragli, che ora rischiano di essere cancellati per sempre.
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