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Vaccino: parla la dottoressa del paziente 1 tra speranze e un appello

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Vivere senza limitazioni è una speranza possibile. Ma, per farlo, dobbiamo ricordare l’importanza del vaccino. Io stessa lo farò appena possibile“. Sono le parole della dottoressa Annalisa Malara. Ossia l’anestesista cremonese che, insieme alla collega Laura Ricevuti, il 20 febbraio a Codogno ha scoperto il “paziente 1” in Italia.

Curò il paziente 1: queste le sue speranze

Vaccino e non solo, dunque. Perché la concentrazione va già sulla vita che sarà al termine dell’emergenza Coronavirus. “Una speranza possibile – aggiunge Malara -. Perché oggi possiamo realisticamente affermare che tanti elementi ci fanno credere che questo ritorno alla vita normale avverrà presto. Sono però altrettanto convinta che, per di più, porteremo con noi tanti insegnamenti fondamentali che abbiamo appreso da questa terribile pandemia“.

Dalla dottoressa Malara arriva però soprattutto un appello rivolto alla cittadinanza italiana. Un appello diviso in due parti: “Prima di tutto vorrei ricordare l’importanza del vaccino. Ad ogni modo, cercate comunque di mantenere comportamenti attenti, finché un numero congruo di persone non sarà vaccinato. Ma, soprattutto, non perdete mai la speranza di riuscire a battere questo virus“.

L’arrivo del vaccino e l’emozione di Codogno

Segue quindi un augurio, in vista del 2021. Che solo indirettamente riguarda il vaccino: “Il mio augurio è quello di ritornare a vivere liberi da questo virus. Io me lo auguro profondamente. Credo che ognuno di noi abbia nel cuore questo desiderio. Sia per tornare a vivere in un mondo libero da questa malattia, sia per tornare ad avere un’economia florida e libera dalle restrizioni che questo virus ci ha imposto“.

Codogno aveva accolto le prime dosi del vaccino anti Coronavirus già il 27 dicembre scorso. All’arrivo dei contenitori del farmaco nella località lodigiana, il soccorritore Areu incaricato del trasporto ne aveva baciato uno. “Il mio è stato un bacio ideale. Non sono emozionato, ma fiero di aver portato qui un po’ di speranza. Credo che siamo sulla strada buona per riprenderci tutti“, aveva commentato.

Francesca Del Vecchio

“Che altro avresti potuto fare?”. È la frase che mi ripetono tutti quelli che mi conoscono. Io, che sono ottimista, penso che intendano che sono nata per questo lavoro. La mia indole è un po’ vintage: se potessi, girerei dappertutto con penna e taccuino. Ma ho imparato a raccontare la realtà anche con strumenti più aggiornati: così è nata la mia passione per il giornalismo digitale. Sono coordinatrice di desk video per importanti editori nazionali, ma il mio primo amore è il mondo arabo, di cui scrivo quando posso (insomma: quelle poche volte che le giornate hanno 48 ore)

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