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La storia di Anna: “Mi vaccino per non perdere il lavoro, ma questa è violenza”

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Paura e assenza totale di fiducia in questo governo. È forse questa la sintesi estrema nella quale è racchiuso il “no” di Anna (nome di fantasia) al vaccino contro il covid-19. “Ora ovviamente ci sto pensando, e credo che sarò costretta a farlo perchè vivo del mio lavoro. Ma questa è violenza” ha dichiarato la 51enne napoletana, impiegata in una società della regione Campania. “Io non sono né no vax né negazionista, ma ho paura. So che può sembrare stupido ammetterlo, ma è così. Sono l’unica della mia famiglia a non essere vaccinata. Naturalmente sono sempre stata molto attenta, rispettando l’utilizzo della mascherina, mantenendo il distanziamento sociale e lavando le mani. Ho anche effettuato con regolarità i tamponi per andare a lavoro e la mia azienda è sempre stata molto attenta alla salute dei dipendenti“.

La scelta di fare il vaccino

Ora però tutte queste precauzioni non bastano più. Senza il super Green Pass non è più possibile accedere al luogo di lavoro e l’unico modo per ottenerlo è vaccinarsi (o guarire dal Covid-19). Di fronte a questa situazione, Anna ha iniziato a prendere in considerazione l’ipotesi di fare il vaccino. “Ci devo pensare, perché senza lo stipendio mensile non posso vivere. Probabilmente mi vaccinerò assieme a mio figlio di dodici anni. Trovo comunque che le mie paure siano legittime, anche a causa del modo in cui il governo ha gestito la situazione. Essere costretta a vaccinarmi mi fa sentire privata della mia libertà“.

Luca Leva

Napoletano classe 1989. Giornalista, videoreporter e fotografo. Corrispondente da Napoli in funzione di videogiornalista per importanti editori nazionali, mi occupo principalmente di cronaca e politica. Faccio parte del collettivo di fotogiornalisti Buenavista photo.

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