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CRONACA

Telegram, così i Covid Party dilagano nelle chat dei no-vax

“A.A.A. positivo cercasi”. Con il dilagare del fenomeno dei Corona Party austriaci, anche in Italia si cercano dei malati Covid per contagiarsi, guarire e ottenere così il green pass senza passare per il vaccino. E le ricerche spesso avvengono sui social network, in particolare Telegram.

I Covid Party e le chat no-vax

La piattaforma, già negli scorsi mesi, è stata infatti il covo dei promotori di alcune “rappresaglie” contro l’obbligo di certificazione verde sul lavoro. Che, in alcuni casi, sono sfociate perfino in eventi violenti e aggressioni con il conseguente intervento delle forze dell’ordine e della magistratura.

Nelle chat dei no-vax su Telegram spesso capita di imbattersi in messaggi in cui dei lavoratori – magari sospesi e senza lavoro – cercano dei positivi nella loro zona per contagiarsi. Con la speranza poi di guarire e ottenere così il green pass per poter tornare a lavorare senza vaccinazione né tampone ogni 72 ore.

Richieste che hanno anche precise indicazioni geografiche: “Zona basso Piemonte o Liguria”. Così recitava ad esempio un messaggio nel canale “Covid Party”, ora rimosso, dove simili domande erano all’ordine del giorno. Ma perché questa “moda” dilaga proprio su Telegram?

Perché proprio su Telegram?

La risposta è insita nelle caratteristiche stesse della piattaforma social, che la rendono diversa dalle altre app di messaggistica e che ricostruiamo nel dettaglio qui. Su Telegram si possono ad esempio inviare messaggi in forma anonima, dato che al momento dell’iscrizione non è richiesto il proprio recapito telefonico.

Avviene nel caso dei Corona Party, dove gli utenti scrivono le proprie richieste in chat dicendosi poi disposti a fornire privatamente il proprio numero di cellulare per concordare i dettagli. Inoltre, è complesso per le forze dell’ordine risalire a questi messaggi.

Da un lato per l’alto livello di crittografia (con le chat salvate su diversi server nel mondo); dall’altro per le possibilità di cancellare i messaggi anche una volta inviati o di inviare messaggi temporanei che si “autodistruggono”. Infine, c’è lo scoglio delle chat segrete, praticamente inaccessibili.

Alessandro Boldrini

Classe 1998, laureato in Scienze Umanistiche per la Comunicazione alla Statale di Milano, sono giornalista pubblicista dal 2019. Mi occupo di cronaca nera, giudiziaria e inchieste sulla criminalità organizzata. Ho mosso i primi passi nella cronaca locale, fino a collaborare con il quotidiano statunitense The Wall Street Journal. Sono un attivista antimafia e partecipo come relatore ad assemblee pubbliche sul tema al fianco di magistrati ed esperti del settore. Amo il calcio, la musica, il cinema e la fotografia.

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