L’università di Firenze al lavoro per ricostruire uno dei reagenti che compongono i tamponi per il Coronavirus utilizzati all’ospedale Careggi. A raccontarlo è Luigi Dei, rettore dell’ateneo toscano: “Noi siamo stati chiamati dalla direzione sanitaria dell’azienda ospedaliera universitaria Careggi circa un mese fa. Ci hanno spiegato che scarseggiava uno dei reagenti“.
“In particolare – spiega il professore – il problema riguardava il reagente che serve per disattivare il Coronavirus, salvaguardando però la molecola di RNA che serve a definire se i tamponi sono positivi o negativi. Per 7-8 giorni abbiamo studiato questo reagente, di cui loro possedevano ancora delle scorte, per cercare di capire da analisi chimiche e schede tecniche se potevamo mettere a punto una miscela che lo facesse ugualmente funzionare. I principi attivi del resto possono anche essere più di uno“.
Il lavoro dell’ateneo sulle miscele per i tamponi ha funzionato: “Dopo questo studio abbiamo preparato quattro ipotesi. Il responsabile della diagnostica dell’ospedale Careggi le ha provate. Si tratta del professor Orsolini, ordinario di microbiologia. Le ha quindi approvate, affermando che funzionano in maniera paritetica alla miscela originaria. Abbiamo dunque realizzato un primo stock di sei litri“.
La prima sperimentazione ha dato risultati molto incoraggianti nell’ottica del contrasto al Coronavirus: “Da allora abbiamo prodotto circa 25 litri, che equivalgono a 25mila tamponi. Questo perché con un litro si possono effettuare circa mille tamponi. Stiamo lavorando sulle altre quattro, per mera curiosità scientifica ma anche perché non è da escludere che possano esserci carenze delle prime“, spiega il rettore.
Il test comparativo tra la nuova sostanza e il reagente originale dei tamponi per il Coronavirus ha dato risultati soddisfacenti. Ora, la “ricetta” è a disposizione del ministero della Salute e del Comitato tecnico scientifico, mentre i chimici dell’università stanno lavorando sull’analisi degli altri reagenti.
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