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Statua Montanelli, i Sentinelli: “Simbolo di razzismo e abuso”

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I Sentinelli di Milano, movimento informale nato nell’autunno 2014 con l’obiettivo di combattere ogni forma di discriminazione, hanno indirizzato una lettera al sindaco Giuseppe Sala e al consiglio comunale chiedendo la rimozione della statua di Indro Montanelli dai Giardini pubblici di Milano: “Fino al 2000 non ha mai rinnegato il fatto di aver comprato e sposato una bambina eritrea di dodici anni perché gli facesse da schiava sessuale – racconta il portavoce Luca Paladini –. Negli anni ha rappresentato un simbolo di razzismo e abuso che una città come Milano, medaglia d’oro della resistenza, non può permettersi”.

La reazione alla proposta dei Sentinelli

L’iniziativa dei Sentinelli ha incassato il plauso dell’Arci ma il parere contrario dell’Anpi e di tutte le forze politiche, dal Pd al centrodestra. “Abbiamo unito mondi che non avremmo mai pensato di unire – aggiunge Paladini -. Siamo rimasti molto colpiti dai toni violenti delle critiche che i politici ci hanno fatto. Ci hanno paragonato all’Isis, ai talebani, ci hanno detto che vogliamo negare la libertà. Chi la pensa come noi sa che non può esistere una spugna capace di cancellare un passato di un uomo che ha fatto quel che ha fatto. Non discutiamo il Montanelli giornalista, contestiamo il Montanelli uomo“.

Statue abbattute durante le proteste negli Usa per George Floyd

Nel frattempo, continuano incessantemente negli Usa le proteste contro l’uccisione di George Floyd e le violenze della polizia contro gli afroamericani. Nelle scorse ore i manifestanti hanno abbattuto la statua di Jefferson Davis a Richmond, in Virginia; la rabbia della folla si è riversata contro il monumento del presidente della Repubblica confederale degli Stati Uniti d’America che ha guidato gli Stati del Sud tra il 1861 e il 1865, durante la sanguinosa Guerra di secessione. Poco prima, era toccato a un altro monumento di un personaggio simbolo degli Stati Uniti: la statua di Cristoforo Colombo, che è stata decapitata a Boston. Il sindaco di Boston, Marty Walsh, ha poi dichiarato che il monumento verrà poi sistemato in un magazzino mentre saranno avviate “conversazioni” sul “significato storico” dell’incidente e si discuterà se riportare o meno sul posto la statua dell’esploratore italiano.

Quella di Boston è la seconda statua di Colombo vandalizzata in questi giorni. A Richmond, in Virginia, un altro monumento dedicato al genovese è stato infatti abbattuto e gettato in un lago durante una protesta per la morte di Floyd: dopo averlo legato con alcune corde, i manifestanti lo hanno dato alle fiamme mentre il piedistallo vuoto veniva dipinto a spruzzo e coperto da un cartello sul quale è stato scritto “Colombo rappresenta il genocidio. Già in passato la stata di Boston era stata oggetto di atti di vandalismo: venne decapitata anche nel 2006, mentre quattro anni fa fu imbrattata di vernice rossa con le parole “Black lives matter”, spruzzate sulla base.

Anche a Londra e nel resto del mondo abbattute statue ritenute controverse

L’abbattimento di statue di personaggi storici famosi, considerati simbolo di razzismo, ha coinvolto anche altri Paesi oltre agli Stati Uniti. A Londra, infatti, la statua di Edward Colston, un filantropo che però aveva ricevuto parte dei proventi dal traffico di schiavi, è stata abbattuta, fatta rotolare fino al fiume e buttata in acqua. Nelle stesse ore veniva imbrattata anche quella di Winston Churchill, collocata di fronte al Parlamento di Londra, con la scritta “Era un razzista”. Ma come mai sta succedendo tutto questo? Le parole della speaker della Camera degli Usa, Nancy Pelosi, sono molto eloquenti da questo punto di vista. In una lettera alla commissione congiunta di Camera e Senato che si occupa della biblioteca e della collezione di statue di Capitol Hill, infatti, Pelosi ha chiesto di “cominciare a rimuovere immediatamente” una decina di statue nelle sale del Congresso che rappresentano uomini associati alla storia confederata fatta di razzismo e schiavitù. “Se da una parte credo che sia un imperativo non dimenticare la nostra storia affinché non si ripeta, credo anche che non c’è spazio per celebrare la violenza bigotta di alcuni uomini nei venerati saloni del Congresso”.

Redazione

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