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Da questa sera è in Italia Mustafa al-Nazzal, il bambino di cinque anni nato senza arti per colpa di un bombardamento aereo con armi chimiche in Siria. Con lui suo padre Munzir, cui è stata amputata la gamba destra. Sono i protagonisti dello scatto ‘Hardship of Life’, che ha fatto il giro del mondo diventando immagine simbolo del dramma siriano. La famiglia è arrivata all’aeroporto di Fiumicino con un volo di linea da Istanbul. Ad attenderli un nutrito numero di cronisti, salutati calorosamente da Mustafa con dei baci.
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“In un primo momento saremo noi della Caritas ad accogliere i nostri amici provenienti dalla Siria. Ci sarà da capire esattamente quale sia la loro condizione sanitaria, sicuramente all’inizio andranno in quarantena. Un po’ come succede con tutti i migranti che vengono a bussare alla porta della Caritas“. Lo ha detto Don Renato Rotellini, rappresentante della Diocesi di Siena e della Caritas, all’aeroporto di Fiumicino.
Il bimbo e il suo papà non rappresentano quindi nessuna novità nel protocollo di Don Renato. “Avranno un piano simile a quello predisposto dalla Caritas per una situazione del genere. Sono grato anche per il risalto che questa sera viene dato a questa vicenda, in un aeroporto come questo ogni giorno avvengono storie del genere. L’accoglienza è il valore irrinunciabile a cui dobbiamo sottostare“, ha aggiunto il parroco prima dell’arrivo dalla Siria di Mustafa al-Nazzal.
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Sulla vicenda si è soffermato anche Luca Venturi, il fondatore e art director del Siena International Photo Awards. Tanto più che il dramma di Mustafa in Siria è emerso proprio tramite uno scatto fotografico. “È merito di tanti, in primis di chi ha fatto le donazioni – ha sottolineato Venturi –. Quando abbiamo visto le foto abbiamo capito che era un’immagine, più che bella, potente“.
Venturi ha quindi anticipato ciò che avverrà a Mustafa e suo padre Munzir, dopo il viaggio dalla Siria all’Italia. “Adesso andranno a Siena, c’è una citta intera che li attende. Inizieranno le cure a Budrio, un sogno da raccontare. Erano scettici, poi increduli e ora entusiasti“, ha spiegato. Ora però è fondamentale che la solidarietà non si arresti. In particolare considerando l’obiettivo di permettere al bimbo di poter camminare: “Con la raccolta fondi siamo a circa 115 mila euro, serve molto di più“.
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