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Roma, circolo diventa locale per i senzatetto: “Mancano le istituzioni”

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Da circolo culturale a locale per i senzatetto. Sparwasser e Nonna Roma, due circoli Arci di Roma, uniscono le forze per provare ad evitare che si ripeta la tragedia che si è compiuta negli ultimi tre mesi, con dieci persone senza fissa dimora morte per il freddo nella Capitale. I volontari delle due realtà, che hanno scelto i locali di Sparwasser come punto di riferimento, hanno spiegato il loro impegno delle ultime settimane, appellandosi alle istituzioni perché queste ultime tendano una mano alle persone meno fortunate.

Da volontari assistenza e pasti caldi

“Le dieci persone morte negli ultimi tre mesi, a causa dell’emergenza freddo, sono persone sono morte in strada, che avevano bisogno di supporto – racconta Anastasia, volontaria del circolo Nonna Roma -. A Roma ci sono 3mila persone senza dimora censite, ma noi stimiamo un totale di 7mila. Un’enormità”.

“Sparwasser, circolo nel quartiere del Pigneto, ha riconvertito i propri locali per offrire posti letto a chi vive in strada – spiega ancora la volontaria romana -. Ogni giorno ci sono volontari che offrono assistenza e preparano pasti caldi. Stiamo cercando di intervenire nel nostro piccolo. Proviamo a dare un posto a chi dovrebbe averlo, ma in questo momento non ce l’ha. Devono però anche intervenire le istituzioni, in modo importante”.

“Proviamo a sopperire alle mancanze delle istituzioni”

Anche gli stessi volontari di Sparwasser, circolo che prende il nome dal calciatore della DDR che segnò il gol decisivo nel ‘derby’ fra Germania Est e Germania Ovest nel Mondiale ’74, si appellano alle istituzioni: “Abbiamo investito in uno spazio che fino a prima della pandemia era dedicato alla socialità, trasformandolo in un ricovero per senzatetto – afferma Luca Fazzolari -. Ovviamente il tutto è stato fatto nel rispetto delle norme anti-Covid, con tutte le difficoltà del caso. Proviamo a sopperire a tutto ciò che le istituzioni non possono e non riescono a fornire“.

“Da parte del quartiere c’è stata una risposta molto positiva – aggiunge il volontario –, come già era avvenuta durante il primo lockdown in iniziative analoghe. Ci occupiamo anche del rispetto di tutta una serie di protocolli che coinvolge chi entra qui, dai tamponi alla sanificazione quotidiana dell’ambiente. Anche per questo è partita la nostra raccolta fondi (qui il link per maggiori informazioni, ndr) per contribuire a spese che purtroppo non riusciamo a sostenere”.

Lorenzo Sassi

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