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Revenge Porn, licenziò maestra d’asilo: preside condannata a 13 mesi

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Siamo tutti lupi cattivi in una storia raccontata male“. Sono queste le prime parole dette dalla preside del torinese condannata a 13 mesi di reclusione. Costrinse alle dimissioni una giovane maestra vittima di Revenge Porn, finita alla gogna dopo che l’ex fidanzato divulgò in una chat le sue foto osé. Lo ha deciso questa mattina il Tribunale. Il giudice Modestino Villani ha condannato a un anno di reclusione anche la madre di un’alunna che inoltrò gli scatti ad alcune amiche.

Una sentenza che faccia scuola: “Basta lettere scarlatte”

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È andata bene, leggendo le motivazioni capiremo di più. Dobbiamo capire perché un imputato è stato escluso. Sono stati riconosciuti tutti i reati“, sottolineano Dario Cutaia e Domenico Fragapane, gli avvocati della maestra d’asilo del torinese vittima di Revenge Porn. Che danno un’importanza ancora più vasta a tale sentenza.

Speriamo finalmente che sia un tassello in più. Perché tutti, ma soprattutto le donne, vengano giudicate per la propria capacità. E non per quello che facciano privatamente e nelle loro camere da letto. Che non ci siano più lettere scarlatte“, spiegano infatti i legali. Con l’auspicio che il Revenge Porn sia ora trattato con una nuova attenzione grazie a questo precedente torinese.

Fu vittima di Revenge Porn: ancora non lavora

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Addirittura ha voluto pronunciare qualche parola la stessa maestra d’asilo del torinese, finita alla gogna mediatica e licenziata dalla preside dopo che l’ex fidanzato aveva divulgato sue foto osè. Così l’insegnante vittima di Revenge Porn, che comunque ha voluto parlare con il proprio volto oscurato: “È andata bene, diciamo. Adesso vedremo come andrà, per ora sono contenta. Sono soddisfatta. Come persona non mi sento risarcita, ma almeno ho la soddisfazione personale che la verità è venuta fuori dopo anni“.

La sua vita professionale, dopo il caso di Revenge Porn, continua a non risollevarsi: “Ancora non lavoro, il mio obiettivo ora è tornare a insegnare in un asilo. Non provo rancore, non sono io che devo perdonarli. Mi alzo al mattino e ho la coscienza pulita. La storia è stata raccontata in modo meno forte rispetto a come l’ho vissuta realmente. Non mi hanno mai chiesto scusa, ma non me ne farei niente“.

Sara Iacomussi

Classe 1992, da ottobre 2018 è la corrispondente da Torino per importanti editori in veste di videogiornalista. Formata al Master in Giornalismo Giorgio Bocca, è professionista dal 2017

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