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Sono scese in piazza le persone che lavorano nel facchinaggio e nella pulizia degli alberghi per chiedere a gran voce al Governo di ricevere anche loro la cassa integrazione a seguito della crisi economia causata dal Coronavirus. “Che lo Stato intervenga oggi. Per le attività alberghiere, i pubblici esercizi, le mense. Perché riprendano le attività e non falliscano”. “L’incognita Covid-19 e la certezza di non aver preso la cig”. “Non solo il Covid uccide il lavoro”. Questi sono solo alcuni degli slogan esposti davanti Montecitorio dal sindacato UCLAS, l’Unione confederale lavoratori associati in sindacato, che questa mattina ha protestato in piazza per cercare di attirare l’attenzione del presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, e intavolare un negoziato.
“Seguo in modo particolare il settore degli alberghi, della pulizia e del facchinaggio. Sono settori molto particolari e questi lavoratori sono qua oggi perché da marzo non prendono la cassa integrazione”, spiega Rosalba Carai del sindacato. “Anche se si dice che l’hanno percepita tutta, ma non è vero. Con lo smart working abbiamo peggiorato la situazione del settore degli appalti. Questi lavoratori rischiano sempre che, tutte le volte che fanno un passaggio di appalto, subiscano tagli del 50-70%, come era avvenuto con la Prefettura di Roma. Sarebbe opportuno che Conte non dichiarasse che ai lavoratori viene garantita la cassa integrazione. Lo smart working è una iattura, perché creerà sicuramente dei tagli di ore e di salario per i lavoratori delle pulizie, se dopo settembre dovesse ancora venire utilizzato come strumento per gli appalti pubblici”.
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