“Open to meraviglia”, la nuova campagna social del ministero del Turismo, sta facendo parecchio parlare di sé, anche se per i motivi più sbagliati. La versione influencer della Venere di Botticelli ha fatto inarcare più di un sopracciglio, soprattutto di fronte al costo complessivo dell’iniziativa: ben nove milioni di euro. Qualcuno ha fatto notare che sfruttando la versione a pagamento di Midjourney, circa 30 dollari al mese, assieme a qualche altro algoritmo di intelligenza artificiale sia possibile ottenere dei risultati di gran lunga migliori. Nel giro di poche ore dal lancio, la campagna è diventata terreno fertile per meme, battute di vario genere e critiche (anche Vittorio Sgarbi, il sottosegretario alla cultura, ha espresso un parere poco lusinghiero).

A rendere ancora più paradossale la situazione ci sono alcuni errori colossali nella loro banalità, come la mancata registrazione del dominio opentomeraviglia.it, che al momento rimanda al portale della società Marketing Toys.
Open to meraviglia non ha quindi avuto il migliore degli inizi e rischia di condividere la sorte di un’altra campagna fallimentare pensata per rilanciare l’immagine dell’Italia nel mondo: VeryBello.
Cos’era la campagna VeryBello?
Lanciata nel 2015, in occasione dell’Expo di Milano, VeryBello era una campagna online del ministero dei Beni Culturali nata per far conoscere le bellezze dell’Italia all’estero e incentivare il turismo. Consisteva soprattutto in un sito ufficiale, contenente informazioni sugli eventi organizzati nella Penisola, e in varie iniziative pensate per dare visibilità a quest’ultimo. Fin dal lancio, il portale fu criticato per la sua realizzazione poco professionale e per la scelta di renderlo disponibile solo in lingua italiana, perlomeno in un primo momento. Il progetto, costato 35mila euro e sul quale l’allora ministro Dario Franceschini aveva puntato parecchio, si rivelò un buco nell’acqua, anche a causa di una strategia social incapace di coinvolgere gli utenti e invogliarli a visitare il sito.

Anche il nome dell’iniziativa fu oggetto di critiche, soprattutto per la sua incapacità di esprimere con chiarezza l’obiettivo della campagna e anche per l’inevitabile rimando al tipico inglese maccheronico, oggetto di scherno in varie parti del globo. La selezione degli eventi proposti sul portale, inoltre, fu spesso ritenuta insufficiente da addetti ai lavori e appassionati, che non mancarono di far notare delle mancanze. Il ministero dei Beni Culturali fu anche accusato di aver sprecato dei soldi pubblici per un progetto destinato a chiudere i battenti in breve tempo (cosa che, in effetti, avvenne all’inizio del 2017) e che avrebbe potuto facilmente convergere in Italia.it, altro portale dai costi esorbitanti.
Se il buongiorno si vede dal mattino, anche quello di Open to meraviglia rischia di non essere il più roseo dei percorsi e di avviarsi verso una fine tutt’altro che VeryBella.