CRONACA

Ponte Morandi, tre anni fa la tragedia: il minuto che cambiò tutto

Era un semplice martedì mattina di un’estate dal lungo ponte. Era infatti il 14 agosto, e tante automobili stavano attraversando la Liguria. Famigliole, gruppi di amici, ma anche gente che lavora mentre tutti pregustano le vacanze. Poi improvvisamente tutto cambiò. Perché quel 14 agosto era quello del 2018 e a tagliare a metà la Liguria c’era il Ponte Morandi. Che, tutto a un tratto, alle ore 11:36 cedette di schianto. Una tragedia per la quale è impossibile darsi pace, tanto più che era ampiamente prevedibile. E quindi evitabile.

Un dolore immediato, le conseguenze incalcolabili

In pochi minuti quel chilometro e duecento metri che sovrasta il quartiere di Sampierdarena a Genova si trasformò in un inferno a cielo aperto. Servirono giorni per avere un quadro preciso delle vittime, e disperati furono i tentativi di salvare qualche superstite dalle macerie. Lancinanti le urla dei cittadini che si stavano rendendo conto di una verità da incubo, e contemporaneamente sia tangibile che irreale: il Ponte Morandi era crollato. Peraltro travolgendo un’importante, imponente fetta della città.

Gli echi della tragedia furono immediati, non altrettanto le conseguenze. Destinate a farsi scoprire solo con il tempo. Le tante case pericolosamente vicine al Ponte Morandi che non c’era più, e dichiarate inagibili. Una città ferita al cuore, ma anche alle tasche. E con l’ulteriore danno di dovere per mesi inventarsi folli itinerari per raggiungere due punti distanti solo pochi passi. Ma a quel punto, solo in teoria. E la beffa delle conseguenze economiche: i turisti che avevano paura a passare per Genova, e le merci che faticavano ad arrivarci.

Ponte Morandi: un tragico destino, e troppe domande

Le vite stroncate sotto quelle macerie sono state 43. Le persone rimaste senza casa arrivarono ad essere 566. E quante storie si sono incrociate in quel fatidico km, in cui il destino si è concesso un sinistro gioco con migliaia di persone che continuamente attraversavano il Ponte Morandi. Non solo una delle vie più importanti di Genova, ma di fatto uno dei passaggi privilegiati su ruota che collegano l’Italia del nord alla Francia. Chi magari lo aveva appena attraversato, chi si trovava lì sopra per caso. O magari lì sotto. E quel camion verde di una catena di supermercati, che per giorni rimase parcheggiato a pochi centimetri dal baratro. Simbolo di quanto la vita possa a volte essere decisa da una frazione di secondo.

Oggi sappiamo che ci sarà la commemorazione, le 43 rose posate in memoria dei caduti del Ponte Morandi. Sindaco, arcivescovo, presidente di Regione, ministri e l’architetto Stefano Boeri, autore del Memoriale di cui sarà posata la prima pietra. E ancora tante domande, molte delle quali ancora non hanno una risposta. Ma non è questo il momento, e non è questo il giorno. Oggi è solo tempo di ricordare. Con rispetto, e silenzio.

Marco Enzo Venturini

Giornalista pubblicista dal 2018, entrare nell'albo è stato contemporaneamente un traguardo e una nuova partenza di una rincorsa iniziata sei anni prima scrivendo per diverse realtà editoriali sul suolo nazionale. O forse già quando, a cinque anni, il mio gioco preferito era una vecchia macchina da scrivere di famiglia. Appassionato di politica, geografia, cinema e sport, oltre che della lingua italiana: mi piace provare a scrivere ciò che vorrei leggere.

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