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Partite Iva, esplode la protesta: “Pandemia scaricata su di noi”

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Il mondo delle Partite Iva in protesta a Piazza del Popolo a Roma. “Stiamo protestando, perché a distanza di un anno vediamo slittare i provvedimenti. Hanno scaricato su di noi la pandemia“. Così Angelo Di Stefano, Coordinatore Nazionale Associazione Partite Iva Insieme per Cambiare. “Siamo qui per manifestare le nostre problematiche. Ogni giorno escono nuovi decreti senza avvisi“, ha detto un manifestante.

Perché lo sciopero delle Partite Iva

Abbiamo indetto il primo sciopero delle Partite Iva“, è stato l’annuncio di Angelo Di Stefano. Che poi ha spiegato con parole severissime e molto dolorose i motivi dell’iniziativa: “Noi stiamo pagando tutti gli errori di questo Paese. Siamo l’unica parte del Paese che sta costantemente subendo la pandemia. Vogliamo la nostra dignità. Vogliamo più tutele, moratorie bancarie. Più indennizzi. Insomma vogliamo essere finalmente trattati come quello che siamo“.

In piazza sono dunque scese le istanze di una fetta molto ampia della popolazione, fin troppo spesso dimenticata nonostante il grande contributo dato al Paese. “Il 70% del Prodotto Interno Lordo deriva dalle piccole Partite Iva. Siamo noi il cuore pulsante dell’Italia. Non esistono altre lobby, noi siamo il cuore pulsante di questo Paese. Esigiamo rispetto e ce lo prenderemo“, ha infatti tuonato Di Stefano.

Vent’anni di difficoltà

Siamo a Piazza del Popolo per manifestare e dimostrare le sofferenze che abbiamo con le nostre attività e le nostre aziende. Sono vent’anni che le portiamo avanti tra mille difficoltà“, ha spiegato una delle Partite Iva in piazza. “Siamo sempre chiusi, ma sono chiusure pazze. Tutti i giorni escono decreti nuovi. Senza avvisi, senza nulla del genere. Quindi siamo qui per chiedere aiuto, perché non ce la facciamo più“.

I problemi delle Partite Iva sono tanti, e sempre più difficili da affrontare: “Le bollette arrivano in continuazione, tutti i giorni. Non manca mai niente, acqua, luce, gas e tutto il resto. La situazione è molto grave, perché se non intervengono rischiamo di non riaprire più“.

Lorenzo Sassi

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