A partire dalle ore 20 di mercoledì 3 maggio, in diverse piazze di molte città italiane scenderanno medici, operatori sanitari, psichiatri e altri professionisti della salute mentale per ricordare Barbara Capovani, psichiatra dell’ospedale di Pisa uccisa sul luogo di lavoro il 21 aprile scorso. La manifestazione si terrà contemporaneamente a Milano, Torino, Bologna, Cagliari, Palermo, Roma, Teramo, Ragusa, Napoli, Genova, Bari, Perugia, Catania, Siracusa, Bolzano, L’Aquila, San Benedetto del Tronto, e Messina. Lo scopo dell’iniziativa non è solo quello di ricordare una collega scomparsa, ma anche sensibilizzare le istituzioni e la cittadinanza rispetto la violenza nei differenti luoghi di lavoro della sanità, quindi ospedali, ambulatori, Ps, strutture residenziali e altri luoghi dediti alla cura e alla riabilitazione. La manifestazione è stata indetta con il sostegno degli Ordini Provinciali dei Medici e della Società Italiana di Psichiatria (Sip), ed il supporto di altre società professionali e scientifiche.
Sull’iniziativa e sull’omicidio di Capovani è intervenuto Emi Biondi, presidente della Società Italiana di Psichiatria (Sip): “L’omicidio della nostra collega Barbara ci ha aperto definitivamente gli occhi di fronte ad una condizione drammatica che ognuno di noi vive quotidianamente in prima linea e a ogni livello nei contesti di cura. Le nostre strutture, così come quelle della sanità in genere, sono diventate luoghi di pericolo e di angoscia”. Oltre ai tagli delle risorse, la psichiatria è da tempo esposta al progressivo ridimensionamento delle strutture. Tuttavia, gli specialisti segnalano che “l’incremento degli invii ai Servizi Psichiatrici degli autori di reato sta spostando i problemi delle carceri e delle strutture che hanno sostituito gli Ospedali Psichiatrici Giudiziari, sulle altre strutture della psichiatria costringendola a occuparsi di chi non può stare alle regole di una normale convivenza”. Per Bondi tale condizione non è più accettabile, così come “la mancanza di soluzioni a tali problemi non più rimandabile”.
Nelle ultime settimane si è tornato a parlare molto della violenza nei confronti degli operatori sanitari e socio-sanitari. In occasione della ‘Giornata nazionale di educazione e prevenzione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e socio-sanitari’, che si è celebrata lo scorso 12 marzo, si è fatto un bilancio della situazione degli ultimi tre anni. Secondo i dati, si contano quasi 5mila episodi di violenza in corsia. In 7 casi su 10, tra lesioni, aggressioni e minacce, è emerso che la vittima è donna. Per l’occasione era intervenuto anche il ministro della Salute Orazio Schillaci, che aveva parlato di “un grave problema culturale che va fermato”. Il ministro, a proposito, aveva aggiunto che “è importante anche contrastare la carenza di medici, rendendo le professioni sanitarie più attrattive, aumentando le retribuzioni e rendendo il luogo di lavoro più sicuro e migliore”.
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