Massimo Giletti è costretto a vivere sotto scorta, una situazione in cui si trova da circa due settimane. La notizia è iniziata a circolare dopo che ne ha parlato il sito ‘Antimafia Duemila’, ma nel frattempo è stata confermata dal diretto interessato. In un’intervista al ‘Corriere della Sera’ le spiegazioni sul perché si sia reso necessario un simile provvedimento.
Il tutto risale al 10 maggio, quando nel corso di una puntata di ‘Non è l’Arena’ che conduce su La7, Massimo Giletti lesse in diretta i nomi di diversi detenuti per crimini di mafia cui era stata concessa la detenzione domiciliare durante l’emergenza Coronavirus. In seguito a quei fatti, il boss Filippo Graviano si rese protagonista di una conversazione dal carcere in cui mise nel mirino proprio il noto volto televisivo.
Graviano è attualmente detenuto a L’Aquila dopo la condanna ricevuta per le stragi del 1992 e del 1993. Nel corso della sua ora d’aria dell’11 maggio parlò al telefono con lo ndranghetista Maurizio Barillari. In tale conversazione, che è stata intercettata, affermava: “Quell’uomo… di Giletti e quel… Di Matteo stanno scassando la min***a“. Da qui il provvedimento della Prefettura di Roma, con la decisione di assegnare una scorta a Massimo Giletti.
“Sono molto dispiaciuto e non posso dire molto. È obbligatorio, non posso sottrarmi“, ha commentato il conduttore al ‘Corriere’. Che peraltro seppe delle minacce solo a luglio, mesi dopo le preoccupanti esternazioni di Graviano. “Non mi pare proprio normale che io non ne abbia saputo nulla – disse nell’occasione a ‘Repubblica’ –. In questa storia quello che pesa è per l’ennesima volta il silenzio delle istituzioni competenti“.
“Massimo Giletti sotto scorta è un pessimo segnale. Continuare ad andare in onda con il proprio lavoro è la migliore risposta“, ha scritto invece su Twitter il direttore di La7, Andrea Salerno.
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