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Manovra, c’è la fiducia del Senato ma i nervi in aula restano tesi

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Alla fine la fiducia del Senato alla manovra economica è arrivata e il provvedimento è legge, ma l’irritazione del Senato della Repubblica per le tappe ‘bruciate’ per approvarla è evidente, tanto fra i componenti della coalizione di maggioranza quanto all’opposizione. Alla fine, però, hanno vinto i ‘sì’ alla fiducia nei confronti di quella che è ufficialmente la Legge di Bilancio: 156 all’articolo 1, 153 al provvedimento complessivo. Una maggioranza risicata ma decisiva, che non chiude affatto la stagione delle polemiche.

Renzi (Italia Viva): “Sì alla manovra ma il governo dica cosa farà da grande”

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Decisamente atteso, durante l’animata discussione a Palazzo Madama, l’intervento di Matteo Renzi, e il fondatore di Italia Viva non si è certo nascosto davanti ai colleghi senatori: “Diciamo sì alla manovra ma assegniamo al governo la responsabilità di dire cosa farà da grande. Siamo pronti a lavorare se c’è un orizzonte – ha detto -. A chi ci viene a dire ‘siete irresponsabili perché mettete in discussione la stabilità‘, rispondo che io ho lavorato perché si proseguisse l’esperienza di legislatura”.

“Perché noi pensiamo sia un valore la stabilità, ma c’è una differenza epocale tra la stabilità e l’immobilismo – ha aggiunto Renzi -. Come in una bicicletta l’equilibrio si tiene se ci si muove o l’immobilismo fa terminare la vita della legislatura. Ecco perché abbiamo chiesto chiarezza”.

Zanda (Pd): “Approvazione in tempi così brevi è anomalia”

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Non meno polemico, nei confronti dell’iter che ha portato all’approvazione della Legge di Bilancio, è Luigi Zanda, rappresentante del Partito Democratico: “Il voto dei senatori del Pd sulla legge di bilancio sarà un voto politico di rinnovata fiducia al governo – ha affermato durante il suo intervento -. Sarà, allo stesso tempo, un voto di responsabilità per impedire al paese l’esercizio provvisorio”.

“La Legge di Bilancio è stata discussa e approvata dalla Camera mentre il Senato ha concentrato i tempi in poche ore di discussione – ha poi spiegato, entrando nel cuore della contestazione -. Non bisogna farne oggetto di propaganda come fa l’opposizione ma non sarebbe ragionevole rimuovere un vulnus obiettivo che non possiamo né dobbiamo considerare un momento ordinario della vita delle istituzioni. Approvare la Legge di Bilancio in tempi così brevi senza possibilità di metterci mano è una anomalia“.

Bernini (Forza Italia) attacca Conte: “Abbiamo sbagliato noi a non chiedere diretta tv”

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Se i richiami della maggioranza si concentrano sull’iter istituzionale, quelli dell’opposizione sono essenzialmente rivolti all’esecutivo in sé e, in particolare, al presidente del Consiglio Giuseppe Conte. Particolarmente aggressivo, in questo senso, l’intervento di Anna Maria Bernini, capogruppo di Forza Italia al Senato.

“Sento in questo momento di dover dedicare il nostro intervento al presidente del Consiglio – ha detto Bernini, mostrando ai colleghi il suo telefono collegato con la diretta video da Palazzo Chigi -. Sta parlando in contemporanea, sta giustamente facendo la sua conferenza stampa di fine anno nel posto giusto al momento giusto. Perché in fondo cosa siamo noi? Siamo solo il Senato della Repubblica, stiamo solo approvando una Legge di Bilancio che non ci è stato concesso di leggere. Abbiamo sbagliato noi, non abbiamo chiesto la diretta televisiva, lo sanno tutti che ‘no telecamere, no Conte'”.

Ronzulli (Forza Italia): “Chiamati a sigillare un pacco che non abbiamo potuto aprire”

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A fare da eco alle parole di Anna Maria Bernini c’è la sua collega di partito, Licia Ronzulli. “Oggi non stiamo discutendo nulla, siamo chiamati a mettere un sigillo sopra un pacco che non abbiamo nemmeno potuto aprire – ha affermato -. Al centrodestra, in questo ramo del Parlamento, viene impedito di dare un contributo. Siamo alla trentasettesima fiducia. Votate una legge simbolo di una maggioranza che non esiste più”.

Redazione

La redazione di newsby è composta da giornalisti e video giornalisti attivi su tutto il territorio nazionale, con presidi su Roma, Milano, Torino, Napoli e, all’estero, a Bruxelles/Strasburgo per i lavori del Parlamento Europeo.

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