CRONACA

Luigi Mangione, perché il killer di Brian Thompson è diventato un eroe sui social?

La vicenda di Luigi Mangione evidenzia le profonde frustrazioni del popolo americano verso un sistema sanitario percepito come disumano e ingiusto. Dall’altro, mostra come il potere dei social media possa trasformare un criminale in un simbolo

Può un killer diventare un’icona? A quanto pare per Luigi Mangione, il presunto assassino di Brian Thompsos (CEO di United Healthcare), è andata così. Il giovane, fermato dalla polizia il 9 dicembre dopo una segnalazione da parte del titolare del McDonald’s in cui Mangione si trovava, sta diventando un eroe sui social. In pochi giorni sono state attivate diverse fan page che ritraggono il 26enne come un modello coraggioso. Sulla questione l’opinione pubblica americana si è divisa, c’è chi sostiene il gesto di Luigi Mangione e chi lo ritiene pericoloso.

Luigi Mangione diventa un’icona sui social media

Il giovane, arrestato per l’omicidio di Brian Thompson è stato trasformato in un’icona sui social media, generando un’ondata di sostegno popolare che va ben oltre il singolo evento criminale.

“Deny, Defend, Depose”

Il CEO di una delle maggiori compagnie assicurative del Paese è stata ucciso da Mangione, uno studente modello noto per il suo impegno nel volontariato con gli anziani. Sul luogo del delitto, le autorità hanno rinvenuto bossoli incisi con la frase “Deny, Defend, Depose” (“Nega, difendi, deponi”), che sarebbe poi diventata il motto di un movimento.

Luigi Mangione | EPA/PENNSYLVANIA DEPARTMENT OF CORRECTIONS – Newsby.it

Questa frase ha colpito profondamente molti americani, vittime di un sistema sanitario che spesso si rifiuta di coprire trattamenti medici essenziali. È diventata un mantra ed è stata stampata su magliette, tazze e adesivi in vendita su Etsy e altre piattaforme di e-commerce. Alcuni utenti si sono persino tatuati i tre bossoli con il motto in caratteri gotici, trasformandoli in un simbolo personale di resistenza contro un sistema percepito come oppressivo.

United Healthcare, come altre compagnie assicurative, è stata frequentemente accusata di priorità economiche a discapito della salute dei cittadini. Così, mentre la giustizia faceva il suo corso, un numero crescente di persone ha iniziato a vedere Mangione come un eroe, piuttosto che un criminale.

Le reazioni sui social

Sui social media molte storie personali di frustrazione contro le compagnie assicurative hanno trovato eco. Una giovane madre, per esempio, ha pubblicato un video su TikTok in cui, con ironia tagliente, mimava un pianto per poi ballare, raccontando come United Healthcare avesse negato il rimborso per le cure del figlio di quattro anni affetto da una malattia rara: “Ho la stessa pietà per la sua famiglia che queste aziende hanno avuto per la mia”.

Molti utenti hanno commentato positivamente l’accaduto, trasformando la tragedia in una sorta di giustificazione collettiva. Alcuni, prima che Mangione fosse arrestato, scherzavano online dicendo che non lo avrebbero mai consegnato alla polizia. Il nome “The Adjuster” (“Il Regolatore”) è diventato virale, accompagnato da illustrazioni e video che lo raffiguravano come un moderno Robin Hood.

La vendetta contro McDonald’s

Un altro aspetto curioso di questa storia è il cosiddetto “review bombing” contro la sede di McDonald’s a Altoona, Pennsylvania, dove Mangione è stato arrestato. Gli utenti hanno inondato il profilo Google del locale con recensioni negative, scrivendo commenti come: “Questo posto ha topi in cucina che ti faranno stare male e la tua assicurazione non coprirà le spese”. Non sono mancate accuse ai dipendenti, definiti “spie” per aver segnalato la presenza del killer.

La vicenda di Luigi Mangione evidenzia le profonde frustrazioni del popolo americano verso un sistema sanitario percepito come disumano e ingiusto. Dall’altro, mostra come il potere dei social media possa trasformare un criminale in un simbolo, alimentando una narrativa di giustizia fai-da-te che può avere conseguenze pericolose.

Giuliana Presti

Laureata in Giornalismo e Cultura Editoriale presso l'Università di Parma. Scrivo di cinema, cultura e attualità e amo la fotografia e la buona musica.

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