Ciclisti e incidenti mortali, nessuno in Europa fa peggio dell’Italia. La morte nei giorni scorsi di una donna a Milano ha riacceso il dibattito sul tema. Francesca Quaglia aveva soltanto 28 anni ed è deceduta in piazzale Medaglie d’Oro, nella zona di Porta Romana. Lei, in bicicletta, è stata colpita da un camion ed è morta sul colpo. A nulla sono valsi i soccorsi immediatamente giunti sul posto. L’autista del mezzo ora è indagato per omicidio stradale, ma il tema, al di là di quest’ultimo tragico episodio, merita grande attenzione anche a livello generale. Basti pensare che, nella sola Milano, da novembre 2022 a oggi sono sei i ciclisti morti mentre erano per le strade del capoluogo meneghino. Una vera e propria strage.
Incidenti mortali in bici: un problema italiano
Numeri che sono drammatici. Una sorta di epidemia a cui si sta provando a porre freno. Il Comune di Milano è già, in parte, intervenuto. Come? A partire da ottobre sarà vietato l’ingresso in Area B a tutti i mezzi pesanti privi di dispositivo di rilevazione per l’angolo cieco. La misura riguarderà i veicoli con più di otto posti a sedere e quelli per il trasporto merci che partiranno da 3,5 tonnellate, che dovranno necessariamente essere dotati di sistemi in grado di rilevare la presenza di pedoni e ciclisti nei pressi del veicolo. È proprio questo tipo di veicolo che è stato protagonista degli ultimi incidenti che hanno visto coinvolti i ciclisti.

“ll camion che ha investito Francesca era un bestione, gli autisti di questi mezzi non riescono a vedere, c’è un cosiddetto angolo cieco che causa spesso gli incidenti come quello di Milano – ha dichiarato il presidente dell’Osservatorio regionale per la sicurezza stradale, Mauro Sorbi, a BolognaToday –. Lei si è agganciata, successe un episodio simile anche a Bologna qualche anno fa. Una soluzione è un sensore“.
Intanto, in città, i ciclisti hanno deciso di scendere in piazza per protestare e per mandare un segnale. Ci si è dati appuntamento sul luogo dell’ultimo incidente, quello che è costato la vita a Francesca, e il gruppo si è poi spostato a Palazzo Marino, sede del Comune, al grido di “basta ciclisti morti”.
Nessuno fa peggio in Europa
Il caso Milano non è, comunque, un caso isolato. A dirlo sono i numeri. Nessuno in Europa fa peggio dell’Italia quando si parla di sicurezza dei ciclisti in strada. Secondo il report promosso da PATH (Partnership for Active Travel and Health) nel nostro Paese, ciclisti e pedoni perdono la vita più che in ogni altra nazione in Europa. Ogni cento milioni di chilometri percorsi in bici, in Italia ci sono 5,1 morti. Il Paese più vicino nella classifica è la Francia, con 2,9. Luoghi simbolo per l’utilizzo della bici, come Paesi Bassi e Danimarca, appaiono lontanissimi: 0,9 decessi ogni cento milioni di chilometri. Un dato sicuramente preoccupante che lo diventa ancor di più se si considera che il nostro Paese non è di certo famoso per apprezzare gli spostamenti su due ruote e quindi si tratta di un metodo di spostamento meno diffuso rispetto ad altri Paesi che, di contro, hanno molti meno decessi.