CRONACA

Addio De Rienzo: ci fece riscoprire Giancarlo Siani, vittima di camorra

Se c’è un merito da attribuire all’attore napoletano Libero De Rienzo, morto ieri all’età di 44 anni, è quello di aver contribuito a risvegliare la memoria collettiva attorno alla figura di Giancarlo Siani, giornalista de Il Mattino assassinato dalla camorra nel 1985.

De Rienzo e il “giornalista giornalista” Siani

Fino al 2009, anno dell’uscita del film “Fortapàsc” diretto da Marco Risi, quello di Siani era infatti un nome noto a pochi sul panorama nazionale. La pellicola è stata quindi in grado di far ‘riscoprire’ la figura e la storia di Siani, il cui nome oggi fa parte del lungo elenco delle vittime innocenti delle mafie.

Il fratello stesso del cronista campano, Paolo Siani, ha definito il film di Risi il “più vicino e realistico” alla vicenda di suo fratello. E gran parte del merito va sicuramente all’interpretazione di De Rienzo, capace di far suo il coraggio di essere un “giornalista giornalista” come Siani, autore di numerose inchieste sulla camorra.

A 36 anni dall’omicidio del cronista campano

E, il 23 settembre di 36 anni fa, fu proprio uno dei suoi tanti scoop a costargli la vita. In un articolo del 10 giugno 1985, il cronista aveva informato l’opinione pubblica che una soffiata del clan Nuvoletta aveva reso possibile l’arresto del boss di Torre Annunziata, Valentino Gionta. I Nuvoletta, storici alleati di Gionta, lo avevano tradito in cambio di una tregua con i nemici Casalesi.

Una rivelazione che avrebbe potuto generare una spaccatura nell’immagine ‘pubblica’ del clan. Per questo il boss Angelo Nuvoletta ordinò l’omicidio di Siani, all’epoca 26enne. Il delitto arrivò una volta incassato il beneplacito di Totò Riina, capo dei capi di Cosa nostra, a cui la cosca di Marano era affiliata.

Scuole, vie e sale stampa dedicate a Giancarlo Siani

Dopo l’uscita di “Fortapàsc” l’opinione pubblica è tornata a parlare con costanza di Giancarlo Siani, fino a farlo entrare nell’immaginario collettivo come simbolo di impegno sociale ed esempio di giornalismo antimafia. A partire dal 2010, infatti, numerosi Comuni dell’hinterland napoletano hanno intitolato scuole e circoli didattici alla memoria del giovane cronista assassinato.

Dal 19 marzo 2010 porta il suo nome anche la sala stampa del Comune di Ferrara, oltre a strade e vie in diverse parti d’Italia. Infine, il 23 settembre 2020, a 35 anni dalla morte, Il Mattino ha riconosciuto Siani come giornalista professionista con la consegna simbolica del tesserino bordeaux.

Alessandro Boldrini

Classe 1998, laureato in Scienze Umanistiche per la Comunicazione alla Statale di Milano, sono giornalista pubblicista dal 2019. Mi occupo di cronaca nera, giudiziaria e inchieste sulla criminalità organizzata. Ho mosso i primi passi nella cronaca locale, fino a collaborare con il quotidiano statunitense The Wall Street Journal. Sono un attivista antimafia e partecipo come relatore ad assemblee pubbliche sul tema al fianco di magistrati ed esperti del settore. Amo il calcio, la musica, il cinema e la fotografia.

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