Novità dall’orizzonte scuola: il 3 agosto la Camera dei deputati ha detto sì all’introduzione sperimentale nella didattica delle competenze di tipo non cognitivo. Ciò significa che competenze come il problem solving o la gestione dello stress verranno inserite a pieno titolo nel programma d’insegnamento per giovani studenti e studentesse.
Una manovra per prevenire la dispersione scolastica
La manovra, accennata anche nella passata legislatura ma mai portata a termine, ha come scopo la prevenzione della dispersione scolastica, quindi si tratta di una novità che, oltre a promuovere la cultura della competenza, vuole integrare i saperi disciplinari con le relative abilità fondamentali dello sviluppo dei ragazzi.
Si punterà a “migliorare il successo formativo prevenendo analfabetismi funzionali, povertà educativa e dispersione scolastica”, prendendosi cura anche dello “sviluppo armonico e integrale della persona, delle sue potenzialità e dei suoi talenti”, come precisato con l’emendamento approvato in Commissione.
Il testo, che ora passa al Senato, prevede che il ministero dell’istruzione e del merito intraprenda l’iniziativa all’interno delle attività educative e didattiche delle istituzioni scolastiche statali e paritarie di ogni ordine e grado.
Ma quali sono le capacità che il Governo vuole introdurre nell’insegnamento? Cosa si intende per “competenze non cognitive”?
Cosa sono le competenze non cognitive o socio-emotive?
Quelle che la manovra vuole integrare nella didattica vengono chiamate anche ‘life skills’, e sono le abilità che inducono i ragazzi a comportamenti positivi e di adattamento, e che rendono l’individuo capace di far fronte efficacemente alle richieste e alle sfide quotidiane.
Anche conosciute come competenze socio-emotive o abilità socio-emotive, si riferiscono all’allenamento e all’educazione di una serie di tratti personali che riguardano la gestione delle emozioni, dello stress, lo sviluppo dell’intelligenza emotiva, la capacità di relazionarsi con gli altri, la resilienza e altre qualità che influenzano il comportamento e le interazioni sociali di una persona.
Di fatto, parliamo di quello che comunemente viene riassunto – usando un vocabolario più professionale che accademico – con il termine problem solving: saper fronteggiare le situazioni che ci capitano davanti, tramite una comunicazione efficace con chi ci circonda, l’empatia verso gli altri, l’abilità di prendere decisioni e il saper usare e coltivare sia il proprio pensiero creativo, che quello critico.

Le competenze non cognitive più rilevanti
Le competenze non cognitive hanno un ruolo fondamentale nel percorso di sviluppo personale, sociale e professionale. Mentre le competenze di tipo cognitivo sono legate alla conoscenza e alle abilità acquisite tramite l’istruzione e l’esperienza – come le capacità di apprendimento e memoria, il ragionamento logico, ma anche quelle di attenzione e concentrazione – quelle che la Camera ora vuole introdurre a scuola riguardano l’aspetto comportamentale ed emotivo delle persone o, in questo caso, degli studenti.
Ecco alcune delle competenze non cognitive più rilevanti:
- Intelligenza Emotiva: la capacità di riconoscere, comprendere e gestire le proprie emozioni, anche e soprattutto in relazione a quelle degli altri. Questo tipo di intelligenza permette di sviluppare empatia, gestire meglio le situazioni conflittuali e migliorare la comunicazione.
- Empatia: la capacità di mettersi nei panni degli altri e comprendere i loro sentimenti, punti di vista e bisogni, senza sempre essere totalmente concentrati sui propri. L’empatia favorisce relazioni positive e costruttive con gli altri, arginando il conflitto e promuovendo la condivisione.
- Resilienza: la capacità di affrontare le sfide, superare gli ostacoli e recuperare dopo una situazione difficile. La resilienza aiuta a reagire in modo costruttivo alle avversità e a sviluppare un’abilità preziosissima per la crescita: l’adattamento ai cambiamenti.
- Motivazione: l’entusiasmo, l’impegno e la persistenza nel perseguire obiettivi e traguardi, che, se accompagnano un’impresa, possono aumentare il livello di produttività di chi la intraprende, ma anche la consequente soddisfazione personale.
- Autocontrollo: la capacità di gestire impulsività, rabbia e altre reazioni emotive negative. L’autocontrollo è fondamentale per prendere decisioni razionali e mantenere un comportamento appropriato, nel rispetto sia della propria persona che degli altri.
- Collaborazione: la capacità di lavorare efficacemente con gli altri, ascoltare le loro idee e lavorare in gruppo per raggiungere obiettivi comuni prefissati insieme.
- Comunicazione: la capacità di esprimere le proprie idee in modo chiaro, ma anche di ascoltare attentamente quelle degli altri. Una buona comunicazione è essenziale per evitare fraintendimenti, sviluppare legami significativi – o quantomeno di fiducia – con gli altri e prefiggersi obiettivi comuni.
- Autostima: la fiducia e la valutazione positiva – o per lo meno non troppo severa – di sé stessi. Un buon livello di autostima può influenzare positivamente il benessere emotivo, ma anche direttamente le prestazioni personali.
- Pensiero critico: probabilmente la più importante delle life-skills, è la capacità di analizzare, sintetizzare e valutare le informazioni a noi proposte in modo oggettivo e razionale, senza lasciarsi offuscare dai bias personali o culturali. Si potrebbe quasi tradurre con “l’esercizio dell’arte del dubbio”: sapersi porre le domande giuste, saper approfondire prima di giungere a conclusioni affrontate, saper esaminare una questione da più punti di vista, e mai solo da uno.
Il pensiero critico aiuta a prendere decisioni informate e risolvere problemi complessi, o almeno a fare chiarezza circa i grandi interrogativi, una chiarezza che diventa più evidente se condivisa e analizzata insieme agli altri.
Su quali life-skills vuole puntare la nuova manovra?
Secondo i deputati della Camera – i voti a favore della manovra sono stati 168 (anche il Terzo Polo ha votato a favore con la maggioranza), 10 i contrari (i deputati di Avs), 96 gli astenuti (Pd e M5s) – le competenze non cognitive sono necessarie per combattere alcune piaghe del nostro Paese come l’analfabetismo funzionale, la dispersione scolastica e la povertà educativa.
Per favorire lo sviluppo di tali competenze trasversali nelle attività didattiche, il ministero dell’Istruzione e del Merito dovrà anche predisporre un Piano straordinario di azioni formative, rivolto ai docenti di tutte le scuole italiane.
Le life-skills su cui il Governo vuole puntare maggiormente sono quelle espresse nelle parole della stessa proposta di legge:
«L’introduzione sperimentale delle competenze non cognitive di cui all’articolo 1 è effettuata nell’ambito degli ordinamenti e dei programmi vigenti ed è finalizzata a sviluppare negli studenti, tramite un’innovativa pratica didattica, abilità e competenze quali la flessibilità, la creatività, l’attitudine alla risoluzione dei problemi, la capacità di giudizio, la capacità di argomentazione e la capacità di interazione».