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Erano migliaia gli utenti iscritti ai canali di note piattaforme di comunicazione dove veniva proposta, con garanzia assoluta di anonimato, la vendita dei Green pass falsi. I certificati contraffatti erano da pagare in criptovaluta o buoni acquisto per lo shopping on-line, ad un prezzo compreso tra i 150 ed i 500 euro.
È quanto accertato nell’indagine effettuata dal Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni, con il coordinamento delle procure di Roma, Milano e dei minorenni di Bari. Attualmente sono indagate quattro persone, tra cui due minorenni. Tutti sono accusati di truffa e falso. Per gli inquirenti i quattro gestivano diversi canali Telegram specializzati nell’offerta illegale di Green pass.
“L’indagine nasce dall’attività di monitoraggio del dark web e del web in generale per quanto riguarda il fenomeno della messa in vendita di Green pass falsi – spiega Ivano Gabrielli, direttore del Centro Nazionale Anticrimine Informatico per la Protezione delle Infrastrutture Critiche (Cnaipic) –. L’offerta vede purtroppo la partecipazione di migliaia di cittadini italiani alla ricerca di certificati contraffatti“.
Gabrielli illustra anche il prezzo dei Green pass venduti illegalmente. “Il corrispettivo – sottolinea – partiva da 150 euro e poteva arrivare fino a 500. Si tratta di documenti falsi, che non possono essere validati dall’app Verifica C19. E quindi restituiscono un risultato negativo. I rischi che si corrono, oltre ad essere denunciati per concorso in atto pubblico, sono quelli di consegnare i propri dati sensibili a crew di cybercriminali che hanno ingegnerizzato questo fenomeno“.
Infine Gabrielli si sofferma su ciò che l’inchiesta è riuscita ad arginare finora. “I canali sequestrati sono 32, le persone fino ad oggi denunciate sono quattro. Due di esse, purtroppo, sono minorenni. Si tratta di esperti in frodi telematiche e frodi informatiche. Sono anche esperti di criptovalute“, spiega. Il pagamento dei Green pass falsi, infatti, avveniva tramite Bitcoin.
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