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Il via del Giro d’Italia da Torino rappresenta una festa per l’intero Piemonte, come ha ribadito nelle scorse ore il presidente della Regione Cirio. Ma non tutti hanno la voglia o le forze per festeggiare, come dimostrano i lavoratori della ex Embraco che anche in questa occasione tornano in piazza.
“Questa è la lettera di licenziamento, che diventerà effettiva il 23 luglio. Noi oggi protestiamo, siamo qui davanti al Giro d’Italia. Perché vogliamo far sapere a tutta l’Italia e addirittura a tutta l’Europa a livello anche mondiale come ci stanno trattando come lavoratori“. Queste le amare parole degli operai Ex Embraco. Che tornano a protestare e scelgono il giorno rosa: la prima tappa del Giro d’Italia, che parte oggi da Torino.
“È inammissibile che nel 2021 ci troviamo in 700 persone a finire in mezzo a una strada. Dopo tante promesse, sono passati da noi tre governi. Tanti politici ci hanno fatto promesse scritte e non, ma ancora non hanno risolto la vertenza Embraco. Si dovrebbero vergognare“, è l’accusa degli operai a margine della giornata in cui Torino si concentra non su di loro, ma sulla partenza del Giro d’Italia.
I lavoratori ex Embraco sottolineano come il loro sconforto non riguardi nessuna specifica versione dei governi che si sono alternati in questi mesi e anni. “Io non ce l’ho con un politico in particolare, ma con tutta la politica. Perché oggi nessuno è ancora riuscito a fare una reale politica sul lavoro. E questo è scandaloso. Ma la nostra vertenza non ha fatto solo il giro d’Italia da Roma a Torino, perché abbiamo ricevuto telefonate anche dall’America. Anche lì ci chiedono cosa stia succedendo. Questa vertenza sta diventando una barzelletta“, spiegano.
La promessa è di non trascendere, ma non è una garanzia: “Non vogliamo fare azioni brutte, ma se ci fanno arrivare a tanto bloccheremo il Giro. Il nostro intento però è un altro. E cioè portare in piazza la polemica e il disagio del mondo del lavoro. Perché oggi se cade la ex Embraco, cadono a cascata tutte le altre aziende. Oggi c’è un decreto che non permette alle aziende di chiudere o licenziare i propri dipendenti, ma presto quel decreto andrà a scadere. E a quel punto tutte le aziende cadranno“.
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