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Giorno della memoria, Mattarella: “La peste si è spenta, ma l’infezione serpeggia”

Auschwitz è la conseguenza diretta delle leggi razziste, ignominiosamente emanate anche in Italia dal regime fascista”, ha affermato il presidente della Repubblica nel corso della cerimonia del Giorno della Memoria

L’ottantesimo anniversario dell’apertura dei cancelli di Auschwitz rappresenta un momento di profonda riflessione e commemorazione. La cerimonia del Giorno della Memoria, tenutasi al Quirinale, ha richiamato l’attenzione su uno dei capitoli più bui della storia dell’umanità. Il presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella, ha partecipato a questo evento significativo, che ha visto la presenza di capi di Stato e rappresentanti di varie nazioni, tra cui Israele e Paesi europei, insieme a una delegazione dall’Australia. Auschwitz non è solo un luogo fisico, ma un simbolo indelebile dell’orrore e della barbarie cui l’umanità è stata capace, quando ha abbandonato i principi fondamentali di rispetto, tolleranza e diritti umani.

L’importanza del Giorno della Memoria

Durante il suo discorso, Mattarella ha sottolineato l’importanza di mantenere viva la memoria di ciò che è accaduto. “Auschwitz è la conseguenza diretta delle leggi razziste, ignominiosamente emanate anche in Italia dal regime fascista”, ha affermato, evidenziando la complicità italiana nel genocidio. Il campo di sterminio rappresenta l’abisso più profondo mai toccato dall’umanità, un monito che non possiamo e non dobbiamo dimenticare.

Le cicatrici del passato

L’intervento del presidente ha anche messo in luce il fatto che, nonostante la sconfitta del nazifascismo e la ripresa delle democrazie in Europa, le cicatrici di quel periodo non si sono mai completamente rimarginate. Le parole di Primo Levi, “Auschwitz è fuori di noi, ma è intorno a noi”, risuonano con una verità inquietante. Anche se la guerra è finita, le ombre del passato continuano a influenzare il presente. Questo richiamo alla memoria storica è cruciale per comprendere le dinamiche contemporanee di odio e intolleranza.

Il messaggio di Liliana Segre

La senatrice a vita Liliana Segre, presente alla cerimonia, ha rievocato il suo personale dramma, raccontando come nel momento della liberazione, avvenuta il Primo maggio del 1945, scelse di non raccogliere la pistola gettata dal suo carceriere, optando invece per la via della pace. Le sue parole sono un forte richiamo all’importanza della scelta individuale e alla responsabilità di ciascuno di noi nel costruire un futuro di pace e di rispetto reciproco.

La celebrazione del giorno della memoria al Quirinale | Frame da video ANSA – Newsby.it

Segre ha parlato anche della sua esperienza di deportata, sottolineando l’indifferenza che ha circondato la deportazione degli ebrei a Milano. La paura e l’indifferenza della gente comune sono spesso state compagne silenziose delle atrocità del passato. La senatrice ha quindi lanciato un messaggio di speranza, suggerendo che l’accoglienza possa essere la chiave per risolvere i conflitti, un richiamo a una società più inclusiva e solidale.

La cerimonia del Giorno della Memoria al Quirinale

La cerimonia al Quirinale ha visto la presenza di alte cariche dello Stato, tra cui la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e i presidenti di Camera e Senato. Sul palco era esposta una riproduzione dell’opera di Emilio Isgrò, che rappresenta i “provvedimenti per la difesa della razza italiana” del 17 novembre 1938, un’opera che serve come monito visivo delle atrocità legate alle leggi razziste.

Mattarella ha espresso la sua preoccupazione per i recenti episodi di razzismo e intolleranza che continuano a manifestarsi, soprattutto sui social media, spazi che dovrebbero essere luoghi di libertà ma che talvolta si trasformano in piattaforme per la violenza e la negazione dei diritti. “Occorre mettervi un argine”, ha affermato, sottolineando la necessità di combattere contro questi fenomeni con determinazione e coraggio.

Un appello alla responsabilità collettiva

In un momento in cui il mondo sembra ancora attraversato da tensioni e conflitti, le parole di Mattarella e Segre ci ricordano l’importanza di vigilare costantemente e di educare le nuove generazioni a non dimenticare. La memoria storica è un valore fondamentale per costruire un futuro di pace e di giustizia e il Giorno della Memoria deve essere un’opportunità per riflettere, discutere e agire contro ogni forma di odio e discriminazione.

In un contesto globale in cui il razzismo e l’intolleranza sembrano riemergere, la commemorazione del Giorno della Memoria diventa un appello alla responsabilità collettiva. È fondamentale che, oggi più che mai, si lavori per un mondo in cui il rispetto per la dignità umana sia il fondamento su cui costruire relazioni e società. Ricordare il passato non è solo un atto di rispetto verso le vittime, ma anche un imperativo morale per le generazioni future.

Redazione

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