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Presidio e blocco a partire dalle 6 del mattino al varco Etiopia del porto di Genova: la protesta, organizzata dal sindacato Usb, è rivolta contro le cosiddette “navi delle armi”. A ponte Etiopia una volta al mese è infatti previsto l’arrivo di una delle navi della compagnia saudita Bahri, diventata il simbolo del traffico di armamenti che attraversa i porti italiani per raggiungere gli scenari di guerra. Proprio oggi avrebbe dovuto attraccare la Bahri Jeddah, ma il viaggio della nave ha subito un ritardo di qualche giorno.
“In caso di escalation bellica, il porto può diventare un obiettivo militare. Quello di Genova coinvolge circa 12mila persone – spiega Josè Nivoi delegato sindacale Usb e portavoce di Calp -. È abbastanza preoccupante che la politica invece di abbassare i toni e trovare delle soluzioni pacifiche rispetto al conflitto rincorra a tutti i costi questa logica degli armamenti”. “Come studenti abbiamo il dovere di stare al fianco dei lavoratori contro un nemico comune. Siamo figli della stessa rabbia, della stessa determinazione che ci porta a batterci ogni giorno contro e contro questa realtà a sfidare un presente fatto di condizioni di vita precarie”, ha aggiunto Chiara Arioli, dell’opposizione studentesca alternativa.
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Tra i presenti alla manifestazione contro il traffico di armi al porto di Genova anche Gabriele Rubini, in arte Chef Rubio. “È giusto essere qui, stare accanto ai lavoratori per dire ‘no’ alle armi che passano dai nostri porti all’insaputa dei cittadini. Dobbiamo farlo per le generazioni future“.
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