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Questa mattina a Palazzo Panciatichi a Firenze, sede del Consiglio regionale, è stato presentato lo spettacolo di beneficenza ‘Un fiore per l’Ucraina’. Si svolgerà domenica 12 giugno a piazza del Cestello. Cristina Giachi, vicesindaca di Firenze, commenta: “Laddove si esprime ciò che di meglio gli uomini e le donne sanno fare nel mondo dell’arte e dello spettacolo è un modo per tenere alta la nostra attenzione verso un popolo che ora non può fruirne, è costretto a rinunciarvi, pur essendo molto legato a questa passione”.
Serena Vavolo, presidente dell’associazione ‘Un fiore per la Fortezza’, aggiunge: “Ci è venuto in mente di organizzare questa serata di beneficenza. Sia per raccogliere fondi da destinare all’acquisto di medicinali, ma soprattutto l’obiettivo è di far sentire i bambini e i ragazzi arrivati nel nostro territorio parte di una comunità”. Marco Predieri, direttore artistico dell’evento, dichiara che “a questa serata parteciperanno alcuni bambini ucraini con le famiglie, che sono ospiti a Firenze. Il ricavato della serata andranno a sostenere l’invio di medicinali e generi di prima necessità per la popolazione ucraina. Dove manca tutto. I teatri sono luoghi dove si racconta la vita, ma sono anche spazi di accoglienza“.
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Nella sede della Giunta regionale toscana, sempre a Firenze, è stato presentato anche un progetto sperimentale che consentirà ad alcuni bambini, figli di madri detenute, di vivere la loro infanzia in case-famiglia. Per Sara Funaro, assessore del Comune di Firenze al Welfare, “questo è un progetto portato avanti da Regione e Comune di Firenze, dove inizieranno le prime sperimentazioni di inserimento delle madri detenute con bambini all’interno di strutture di accoglienza. Grazie a un finanziamento che permetterà di attivare questa sperimentazione per tutto il percorso di formazione, monitoraggio degli operatori e dell’accoglienza”. Serena Spinelli, assessore della Regione Toscana alle politiche sociali: “Si prevede la formazione degli operatori, il coinvolgimento e una sperimentazione che avrà una durata biennale. Questo progetto corrisponde al nostro dovere di comunità, far rispettare i diritti di tutti, anche nella situazione di detenzione”.
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