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“I femminicidi non sono omicidi qualsiasi: sono donne uccise in quanto donne, vittime di una violenza che si nutre di ignoranza, pregiudizi e omertà”. Lo ha affermato la presidente del Senato, Maria Elisabetta Alberti Casellati, al convegno ‘Donne uccise dagli uomini: i numeri di una strage. Dove sbagliamo?’ a Palazzo Madama.
“Quella che ci unisce anche oggi, alla vigilia della Giornata internazionale contro la violenza alle donne, è una battaglia di libertà, giustizia e civiltà che non possiamo permetterci di perdere – ha aggiunto Casellati -. È da affrontare insieme in difesa di ogni donna costretta a vivere inaccettabili condizioni di paura, pericolo, solitudine o vergogna“.
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“La lotta contro la violenza sulle donne è una battaglia da combattere con determinazione e che non possiamo perdere – ha ribadito -. Il mio appello va anche alla comunicazione: i femminicidi vanno raccontati con le parole giuste, senza cadere nell’errore di parlare di delitti passionali o amore malato, questi sono inferni personali che nulla hanno a che vedere con i sentimenti”.
“Raccontiamo anche le storie che si risolvono positivamente dando voce alle testimonianze delle donne che si sono ribellate. Dobbiamo vincere questa battaglia per restituire a ogni donna vittima di violenza una reale alternativa e garantire il diritto a una vita nuova, libera da paura e sofferenza“, ha concluso la presidente del Senato.
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A margine del convegno in Senato, è intervenuta anche Valeria Valente, senatrice del Partito democratico e presidente della Commissione d’inchiesta sui femminicidi. “L’Italia si è dotata in questi anni di un impianto normativo robusto, non credo che possa invidiare gli altri Paesi. Bisogna però capire adesso perché le donne continuano a morire ammazzate”.
“L’unica vera sfida è quella di abbattere stereotipi e pregiudizi che continuano ad albergare anche le aule di giustizia – ha proseguito la senatrice dem -. La violenza maschile sulle donne non è mai un caso, ma una sperequazione di potere che oggi esiste tra uomini e donne. In ancora in troppi settori, ma anche tribunali, questa scommessa non è stata ancora vinta”.
Infine, la presidente della Commissione sui femminicidi, ha concluso: “Investiamo di più in formazione e specializzazione. Un giudice prima di ricoprire questo ruolo è una persona e se è cresciuto in un ambiente malsano non lascerà la sua mentalità a casa. Rafforzare i braccialetti elettronici è uno dei passi più concreti da fare“.
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