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Sono numerosi i settori che si stanno mobilitando nelle piazze italiane per lamentare condizioni difficili a causa della pandemia di coronavirus: tra questi anche gli infermieri, che a Torino hanno fatto sentire la loro voce, nella mattinata di lunedì, attraverso due manifestazioni. Una si è svolta in Piazza Castello, sotto la Prefettura, con squillo di trombe e lettura dei nomi dei lavoratori morti per il coronavirus. L’altra, invece, per le strade del capoluogo piemontese, con camioncini che hanno invaso le vie del centro.
“Ringraziamo governo e Regione per il riconoscimento a seguito dell’attività svolta durante l’emergenza – ha sottolineato uno dei manifestanti in Piazza Castello, dove già nei giorni scorsi lo stesso settore aveva manifestato pubblicamente -, ma chiediamo un riconoscimento strutturale, per questo siamo in piazza davanti alla Prefettura. Vogliamo la contrattazione autonoma, il riconoscimento economico e tutto ciò che possa valorizzare la professione sanitaria”.
“Adesso c’è una fase di ‘respiro’ e riorganizzazione – ha poi spiegato –: abbiamo ancora le assenze preventive fino al 31 luglio ma ci sono colleghi che devono ancora uscire dalla fase di emergenza, alla quale seguirà una delicata fase post-trauma. Non è una passeggiata, né un modo di dire: molti ne stanno soffrendo a livello psicologico. Abbiamo bisogno di supporto dopo questi mesi tragici”.
“Le istituzioni devono riconoscere quello che ci hanno promesso onorando gli impegni presi – ha affermato uno degli organizzatori dell’altra manifestazione -. Il presidente del Consiglio aveva detto a marzo che avrebbe fatto qualcosa per gli infermieri, avrebbe riconosciuto nuovi diritti e aumentato gli stipendi. Tutto questo, però, non è stato fatto. Abbiamo organizzato manifestazioni e flash mob in tutte le piazze italiane: oggi siamo qui, per le strade, per ricordare le nostre necessità anche ai cittadini“.
“Ad oggi non si è visto nulla – ha aggiunto l’operatore sanitario -. Il settore ha pagato dazio con persone che si sono ammalate e che sono morte, vorremmo che le promesse fatte venissero mantenute. Questa è la nostra posizione”.
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