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“Noi ci siamo conosciuti là. Sono tanti anni che lavoriamo lì insieme, abbiamo formato una famiglia. Ma ora siamo tutti e due senza lavoro. Ci hanno rinviati più volte, con la crisi di Governo è ancora peggio, ci mancano le speranze. Invece di cambiare il Governo dovrebbero cambiare la Costituzione, perché il primo articolo che dice che l’Italia è fondata sul lavoro. Ma non è affatto vero“. Queste le voci della protesta a Torino, dove i lavoratori della ex Embraco tornano a manifestare sotto la Prefettura.
Il clima che respira chi lavorava alla Embraco è molto pesante: “Cominciano a mancare, ci hanno rinviato già due o tre volte. Speravamo in due anni di risolvere la situazione, ora siamo scoraggiati. Si vede ovunque, il lavoro manca e l’industria è bloccata. Senza che si vedano opportunità per modificarla. Non si impegnano, e questa è la prima cosa che dovrebbero fare“.
La mobilitazione degli ex lavoratori Embraco non si consuma quindi all’insegna della rabbia, quanto più della rassegnazione: “Il futuro è incerto. Non sappiamo chi sarà il ministro del lavoro, non sappiamo se al Mise resterà Alessandra Todde. Il fascicolo ripartirà da capo, ma noi non abbiamo più tempo. Fanno tantissime promesse, ma non vediamo nessuno che nel concreto si rimbocca le maniche e ci aiuta“.
E chi ha lavorato alla Embraco denuncia grossi problemi nel far quadrare i conti di fine mese: “Noi chiediamo aiuto. Siamo 400 famiglie e ancora oggi siamo tutti in bilico. Chiediamo concretamente aiuto, chiunque ce lo può dare ben venga. Noi prendiamo la cassa integrazione, che però non è mai puntuale. Lo scorso mese ce l’hanno pagata il 17, questo mese il 29. Quindi noi andiamo avanti sempre con un mese e mezzo di ritardo. E con un mutuo da pagare e due bambine da mantenere non è facile“.
“Manca anche solo la semplice regola di pagare con puntualità la cassa integrazione. Se deve arrivare il 17, che la paghino ogni mese il 17. In questo modo sapremmo almeno come affrontare le spese“, è il grido di dolore degli ex lavoratori Embraco. Anche se più che un grido appare un flebile e disperato sussurro di chi non ha più forze.
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