Nessuna persona è la sua malattia, nemmeno quando quest’ultima è grave. Eppure, in alcuni contesti aver sofferto in passato di una certa patologia può portare a essere discriminati, persino se nel frattempo si è guariti del tutto. Il diritto all’oblio oncologico, presente in Paesi come Francia, Belgio, Lussemburgo, Paesi Bassi e Portogallo, tutela chi ha avuto un tumore, permettendogli di non parlarne in occasione di colloqui di lavoro o altre situazioni rilevanti dal punto di vista sociale o economico. Al momento in Italia non è ancora stato introdotto, però la Camera dei deputati ha da poco approvato all’unanimità una proposta di legge a riguardo, che ora dovrà essere valutata anche dal Senato.
Le tutele fornite dal diritto all’oblio oncologico
L’introduzione del diritto all’oblio oncologico permetterebbe a chi è guarito dal cancro di lasciarsi alle spalle un capitolo buio della sua vita e rimettersi in gioco senza essere limitato da eventuali discriminazioni. Finora non è stato così, perché in Italia, proprio come in altri Paesi, capita ancora di sentirsi chiedere se si è stati malati di tumore quando bisogna sottoscrivere un contratto di lavoro, un mutuo, una polizza assicurativa o una pratica per l’adozione di un figlio. In certi frangenti, gli ex pazienti oncologici non possono fare altro che parlare del loro passato, essendo ben consapevoli che ciò potrebbe incidere sulla loro possibilità di essere assunti, ottenere un finanziamento o adottare un bambino.

La legge per il diritto all’oblio oncologico andrebbe a intervenire proprio su queste casistiche, impedendo anche eventuali indagini sulla storia clinica delle persone da parte di aziende, banche ecc. Per quanto riguarda l’accesso ai servizi bancari, finanziari e assicurativi ci sarebbe però una condizione da rispettare: la conclusione del trattamento, senza episodi di recidiva, da oltre dieci anni alla data della richiesta. Un periodo che verrebbe però ridotto della metà nel caso di un tumore insorto prima del ventunesimo anno di età. Il Garante per la protezione dei dati personali vigilerebbe sulla corretta applicazione delle nuove disposizioni.
La soddisfazione degli oncologi
Gli oncologi hanno espresso la propria soddisfazione per l’approvazione del disegno di legge sull’oblio oncologico alla Camera. In particolare, l’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom) e la Fondazione Aiom hanno definito questa decisione un “primo passo fondamentale per la tutela di oltre un milione di persone in Italia, che hanno superato il tumore ma continuano a essere considerate malate dalla società, con discriminazioni nell’accesso a servizi come la stipula di assicurazioni e mutui, difficoltà nei processi di adozione e di assunzione sul lavoro. Ci auguriamo che quanto prima anche il Senato approvi la norma, perché si tratta di una battaglia di civiltà, che vede da molto tempo in prima linea pazienti, società scientifiche e istituzioni”.
La legge sul diritto all’oblio oncologico renderebbe l’Italia all’avanguardia
Per Saverio Cinieri, il presidente di Aiom, una legge sul diritto all’oblio oncologico renderebbe l’Italia all’avanguardia in Europa per quanto riguarda la tutela degli ex pazienti oncologici. Anche perché, a differenza di quanto previsto in altri Paesi, nel disegno di legge sono contenute delle disposizioni specifiche riguardanti non solo l’accesso ai servizi finanziari, ma anche i contratti di lavoro e le adozioni. Se anche il Senato approverà la proposta, chi ha superato il tumore non avrà più a che fare con discriminazioni plateali nella vita sociale, professionale e familiare.
Giordano Beretta, presidente di Fondazione Aiom, spiega che oggi in Italia vivono 3,6 milioni di persone con alle spalle una diagnosi di tumore, ben un milione delle quali può essere considerata guarita. “Per questo è indispensabile permettere ai pazienti di godere di una vita libera e completa dopo la fine delle cure”, spiega Beretta. Fondazione Aiom si è battuta per questi diritti tramite la campagna informativa #iononsonoilmiotumore, che ha portato a una raccolta firme con oltre 107mila adesioni.