Dal Corso, la sorella: “Ci hanno negato l’autopsia due volte”

La legale Armida Decina: "Gli esperti della Federico II ipotizzano una morte per strangolamento"

Foto | Newsby.it
Newsby Redazione 17 Giugno 2023

Lo scorso 12 ottobre, Stefano Dal Corso è morto nella sua cella nel carcere Casa Massima di Oristano in circostanze che non sono ancora state chiarite. La sua famiglia non ha mai creduto all’ipotesi del suicidio, soprattutto perché non sono mai emerse foto del cadavere impiccato. Sua sorella, Marisa Dal Corso, ha rilasciato delle nuove dichiarazioni ai nostri microfoni.  “Il 4 ottobre è stato portato nel carcere di Massima ad Oristano dove doveva avere un processo vecchio. Poteva seguirlo in videoconferenza, è andato per poter fare il colloquio con la figlia che abita ad Oristano. Il 12 ottobre mi chiamano dal carcere di Oristano dicendomi che mio fratello non c’era più. Ho consultato l’avvocato e ci sono state fornite documentazioni scarse a partire da quella fotografica. Per questo abbiamo chiesto l’autopsia, per togliere dubbi. Ci è stata rifiutata dal PM due volte. Dopo mesi è sbucato fuori un taglierino perché allora impiccarsi?“.

Dal Corso, l’avvocato: “Esperti delle Federico II hanno ipotizzato strangolamento e dubbi su orari”

Armida Decina, avvocato della famiglia Dal Corso, ha fornito altre informazioni: “Dalla documentazione che ci hanno fornito risultano 15 foto. In tutte quante Stefano era vestito. Mi è sembrato anomalo, non permette di capire se vi fossero colpi oltre quello sul collo. Nella diagnosi di morte che non è firmata da nessuno leggo causa del decesso: ‘causata dalla rottura dell’osso del collo‘. Tutti i medici legali che ho consultato mi hanno detto che è riscontrabile solo grazie a Tac o autopsia. Esperti della Federico II ipotizzano uno strangolamento e che la morte possa essere avvenuta anche 12 ore prima“.

Dal Corso, l’avvocato: “Ho depositato richiesta di avocazione delle indagini”

Il legale ha poi parlato degli ultimi sviluppi. “Dopo un mese dalla richiesta di archiviazione del Pm, ha depositato una memoria, allegando una notazione firmata da un agente di polizia penitenziaria e datata 12 aprile 2023, sei mesi dopo l’evento. Una notazione dettagliata dello stato dei luoghi e della cella il giorno della morte di Stefano. L’agente descrive esattamente dove si trovasse il taglierino mai fotografato. Il letto era intatto e disfacendolo si è reso conto il pezzo del lenzuolo mancante era il coprimaterasso, non ci sono foto di queste scene descritte. Era una notazione che sarebbe stato utile avere subito e sarebbe stato il caso di sentire l’agente nell’immediatezza. Ne ho chiesto l’inutilizzabilità essendo arrivata quando Pm aveva già chiesto archiviazione. Autopsia serve anche a tutela del carcere. Ho depositato una richiesta di avocazione delle indagini. Il 29 poi saremo in udienza a Cagliari e il primo elemento che porteremo sarà la richiesta dell’esame autoptico“.

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