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“Buongiorno signora, la chiamiamo dall’Ospedale di Varese per la vaccinazione anti Covid“. È questa la frase con cui, all’interno del Case Management dell’Asst Sette Laghi, le operatrici annunciano il vaccino al personale sanitario in lista. E le risposte sono tra le più varie, come racconta Irene Banfi, responsabile del Case Management.
La dottoressa illustra quindi come funziona il lavoro dell’ufficio. “Noi ci stiamo occupando delle convocazioni per l’effettuazione del vaccino anti Covid. Nella pratica, noi contattiamo le persone attraverso la manifestazione di interesse che è stata fatta dai singoli operatori. Quindi telefoniamo alle persone che si trovano magari a casa, o anche in turno, e comunichiamo loro che le abbiamo identificate per effettuare il vaccino. Dopo di che concordiamo con loro l’appuntamento, il luogo e l’ora“.
“Noi chiamiamo soltanto persone che hanno già espresso una manifestazione di interesse. Ma rimangono comunque alcune preoccupazioni. Alcuni riattaccano, perché pensano si tratti di una truffa. Alcuni non rispondono non conoscendo il numero“. Però, “la maggior parte è felice“, ammette la dottoressa Banfi. “Soprattutto chi ha lavorato in rianimazione o nei reparti Covid spesso non trattiene le lacrime e si commuove“.
Certo i dubbi sul vaccino non mancano: “Ci chiedono informazioni su ogni aspetto medico, soprattutto sui rischi e sugli effetti collaterali. Le domande sono tante, e legate al proprio stato di salute. Magari a problemi come allergie o intolleranze. Poi ci sono domande a cui rispondere è più difficile, come quelle sugli effetti a lungo termine. Però noi cerchiamo di rispondere tranquillizzando le persone che mostrano qualche preoccupazione, perché crediamo fortemente in questo vaccino. Ci lavoriamo da tanti anni, e siamo davvero tranquilli“.
L’ufficio guidato dalla dottoressa Banfi è passato dall’organizzazione dei tamponi in piena pandemia alla gestione dei vaccini anti Covid. “Nei mesi di pandemia più acuta chiamavamo le persone che in certi casi piangevano al telefono e chiedevano di anticipare i tempi dei tamponi. Spesso purtroppo dovevano andare ai funerali dei propri cari. Sono stati mesi difficili. Ma prima affrontavamo il dramma di chi lottava contro il virus, ora invece vediamo la luce in fondo al tunnel“, conclude la dottoressa Banfi. E i suoi occhi sorridenti, dietro la mascherina, valgono più di tante parole.
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