Un gruppo di studenti dell’Università degli studi L’Orientale di Napoli continua ad occupare Palazzo Giusso a Largo San Giovanni Maggiore per “prendere posizione contro il 41 bis in solidarietà con la lotta politica di Alfredo Cospito“. La decisione è stata assunta al termine di un’assemblea pubblica che si è svolta nel pomeriggio di mercoledì 8 febbraio. Oggi, il “Collettivo Autorganizzato Universitario” ha svolto una conferenza stampa, per ribadire i motivi alla base della scelta di occupare l’ateneo.
“Lo sciopero della fame di Cospito fa riflettere sull’urgenza di affrontare il tema del 41 bis e del sistema repressivo di cui fanno parte le carceri italiane – ha riferito Marta Di Giacomo una portavoce del Collettivo -. L’iniziativa di occupare l’ateneo è stata una decisione quasi spontanea presa ieri durante un’assemblea organizzata con la partecipazione di alcune realtà, tra cui l’associazione Antigone (che si interessa della tutela dei diritti e delle garanzie nel sistema penale e penitenziario .ndr) e la campagna “Morire di pena” contro il 41 bis, oltre a tantissimi studenti e studentesse che alla fine di questo momento di confronto e di dibattito hanno deciso di dichiarare l’assemblea permanente e di occupare l’università per dare un segnale forte, non solo in solidarietà con Cospito, ma anche di denuncia delle condizioni disumane dei detenuti al 41 bis“.
La portavoce ha poi sottolineato che “lottare per i diritti fondamentali degli essere umani non è favorire mafia o camorra“. “Noi, soprattutto in una città come Napoli, combattiamo contro la mafia e la camorra tutti i giorni, chiedendo i diritti sociali e rivendicando il diritto alla salute, alla cura, al lavoro, all’istruzione e alla casa. Perché dove mancano i diritti, dove manca lo Stato, la camorra diventa sempre più forte. Il 41 bis esiste da anni“, ha aggiunto.
“Abbiamo visto che la camorra e la mafia sono dei mostri che ancora esistono nella nostra società. Molto spesso perché la politica ha stretto le mani ed è scesa a patti con i peggiori boss mafiosi, perché evidentemente in alcuni momenti alla politica conviene così“, ha poi sottolineato Marta Di Giacomo. Quindi, ha aggiunto, “usare il 41 bis, come misura di facciata per contrastare un’organizzazione che in realtà si favorisce tutti i giorni con una politica scellerata e corrotta ci sembra problematico“. “Non si può tollerare la sospensione dei diritti dell’uomo. Non siamo solo noi a dire che il 41 bis è una tortura di Stato, la classe dirigente dovrebbe assumersi le proprie responsabilità“, ha concluso.
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