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CRONACA

Coronavirus, le immagini simbolo di tre mesi di emergenza

L’emergenza coronavirus non è ancora definitivamente alle spalle, ma l’inizio della Fase 3 ha finalmente ridato ottimismo a un Paese segnato da tre mesi di lockdown. Un periodo che lascerà inevitabili cicatrici nella storia del mondo e in particolare dell’Italia, uno dei primi Paesi a fare i conti con le conseguenze della pandemia di Covid-19. Dall’inizio di marzo sono passati solo tre mesi ma è cambiato tutto: abitudini, prospettive, persino il linguaggio di tutti i giorni. Le immagini di questi tre mesi resteranno vive nella memoria collettiva: alcune di esse saranno riportate in futuro sui libri di storia.

Fase 1: l’emergenza sanitaria e i gesti di speranza

All’inizio sembra un’emergenza lontana, di certo non se ne comprende la portata futura: alcune immagini, però, colpiscono già prima che il Covid arrivi in Italia, come nel caso della Diamond Princess, la nave (con diversi italiani a bordo, tra i quali il comandante Gennaro Arma) ormeggiata per oltre un mese davanti al porto di Yokohama, in Giappone, in cui si registreranno più di 700 contagi e 14 decessi.

A fine febbraio si registrano i primi focolai in Italia, a Codogno e Vo’ Euganeo, e si inizia a capire di avere a che fare con un’emergenza senza precedenti, difficile da comprendere, ancor più difficile da controllare. Le autorità politiche provano a tranquillizzare la popolazione, sortendo talvolta l’effetto contrario: è il caso del presidente della Regione Lombardia Attilio Fontana, che il 26 febbraio tiene una videoconferenza stampa indossando goffamente una mascherina, scatenando numerose polemiche a livello politico. È un periodo in cui l’utilità dei dispositivi di protezione individuale è fortemente discussa: le settimane successive dimostreranno invece che saranno estremamente utili per limitare i contagi.

A inizio marzo l’emergenza si estende a tutto il Paese: i focolai sembrano incontrollabili, le unità di terapia intensiva sono al collasso, soprattutto in Lombardia e Piemonte, ma è tutto il Centro-Nord a soffrire: fa il giro del Paese, se non del mondo, l’immagine di Elena Pagliarini, infermiera del pronto soccorso dell’ospedale di Cremona, che riposa per qualche minuto, stremata, su una scrivania. L’immagine tocca il cuore degli italiani ed è un omaggio al lavoro coraggioso degli operatori sanitari del Paese.

Colpiscono al cuore anche le immagini dei camion dell’esercito che trasportano le bare dei defunti, perché i cimiteri locali non possono accoglierle e dare degna sepoltura. Sono immagini forti, che riguardano migliaia di famiglie che hanno perduto i loro cari per colpa della pandemia.

La speranza arriva in gesti che diventano potenti nella loro dignità: non è necessario essere ferventi cattolici per commuoversi di fronte a Papa Francesco che, a fine marzo, prega davanti a una Piazza San Pietro vuota, sotto la pioggia, chiedendo una benedizione contro le “fitte tenebre che si sono addensate”.

A unire, immancabilmente, è anche l’arte, uno dei settori più colpiti dall’emergenza: l’immagine simbolo in questo senso è il concerto tenuto da Andrea Bocelli al Duomo di Milano, un evento trasmesso in diretta streaming che nella sola domenica di Pasqua ha calamitato l’attenzione di tre milioni di spettatori. La voce del tenore che canta davanti alla piazza deserta mette i brividi e regala un attimo di sollievo, per quanto possibile, a chi soffre.

Fase 2: verso il ritorno alla normalità

Le istituzioni provano a lanciare segnali già nell’ultima settimana della Fase 1: a Genova, il presidente del Consiglio Giuseppe Conte inaugura l’ultima campata del viadotto che sostituisce il ponte crollato il 14 agosto 2018. “Oggi suturiamo una ferita che non potrà mai essere davvero rimarginata, perché non possiamo dimenticare le 43 vittime dirà il premier. Un gesto simbolico, il primo segnale istituzionale verso il ritorno alla normalità.

Il 4 maggio inizia la Fase 2 con alcune riaperture, seppur fortemente limitate, nella speranza di dare sostegno alle imprese, in tutti i settori. Non mancano, però, episodi controversi come a Milano, quando i ristoratori protestano all’Arco della Pace con sedie vuote e cartelli emblematici (“Se apriamo falliamo”) e vengono multati per aver creato un assembramento.

Le proteste continuano nei giorni successivi: insegnanti, operatori del turismo, medici, lavoratori autonomi e precari, impossibile trovare un settore che non chieda attenzione. Oltre a ciò, non mancano i cosiddetti ‘capipopolo’ come l’ex generale dei Carabinieri Antonio Pappalardo, che si erge a leader del movimento dei Gilet Arancioni e manifesta con centinaia di persone (molte delle quali senza mascherina) in Piazza del Duomo, a Milano, scatenando feroci polemiche sia per i contenuti della manifestazione (in cui viene messa anche in discussione la veridicità dei dati medici), sia per l’assembramento creato.

Fase 3: un nuovo inizio

Con la Fase 3 inizia, si spera, una nuova epoca di positività dopo la paura: rincuora, in questo senso, la dignità istituzionale della massima carica dello Stato, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Il 2 giugno, nel corso del cerimoniale della Festa della Repubblica (alla vigilia, tra l’altro, dell’inizio ufficiale della terza fase) colpiscono le immagini del Capo dello Stato che si reca all’Altare della Patria e rende omaggio al Milite Ignoto. Mattarella visiterà poi due luoghi simbolo dell’emergenza nella stessa giornata, la città di Codogno e l’Istututo Spallanzani di Roma. La testimonianza della vicinanza delle istituzioni è l’ultima immagine simbolo di un’emergenza che ha colpito l’Italia nel profondo.

Francesco Lucivero

Giornalista pubblicista classe 1986, ho fatto esperienza in diverse redazioni locali pugliesi mettendomi alla prova con il cartaceo, la radio e il web e occupandomi di cronaca, attualità, spettacoli e sport. Dal 2018 mi sono trasferito a Milano per intraprendere con entusiasmo nuove avventure editoriali

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