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Il senatore di FI Cesaro è indagato nella maxi-operazione anti-Camorra

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Maxi operazione contro la Camorra a Sant’Antimo, con tanto di coinvolgimento dei tre fratelli del senatore di Forza Italia Luigi Cesaro. A inquadrare la situazione è intervenuto il Generale dei Carabinieri Pasquale Angelosanto, comandante del Ros. Il Generale ha parlato a margine della conferenza stampa sulla maxi operazione.

L’indagine del Ros

L’indagine è stata lunga e complessa ed è stata sviluppata a cavallo delle elezioni amministrative del 2017. Ha dunque coperto tutto l’anno 2017“, ha spiegato Angelosanto, ripercorrendo poi i capitoli dell’operazione anti Camorra. “Questo ha consentito di documentare le cointeressenze economiche, imprenditoriali e politiche del clan Puca, principale clan che opera da tanti anni a Sant’Antimo, con i clan Verde e Ranucci“.

Il comandante del Ros ha quindi spiegato che le indagini “hanno stabilito interessi comuni economici, tramite una cassa comune denominata ‘Cappello’. Questa cassa era destinata a mantenere gli associati e le famiglie dei detenuti. Inoltre era destinata alla cogestione degli interessi delle organizzazioni legate alla Camorra. Interessi che passavano attraverso i provvedimenti della pubblica amministrazione di Sant’Antimo“.

L’obiettivo della Camorra a Sant’Antimo

L’obiettivo della Camorra era quello di sciogliere il consiglio comunale di Sant’Antimo. “Dopo le elezioni del 2017 sono state registrate attività di minaccia – ha infatti spiegato Angelosanto –. La Camorra voleva che alcuni consiglieri si dimettessero dal consiglio comunale. In questo modo si sarebbe andato al di sotto del numero legale, ottenendo lo scioglimento del consiglio comunale per via politica. Si trattava nel concreto di attentati dinamitardi, atti intimidatori e minacce di ogni genere“.

Angelosanto ha infine inquadrato il lavoro che ha permesso ai Carabinieri di scoperchiare le infiltrazioni della Camorra a Sant’Antimo: “Le nostre attività tecniche hanno documentato questo spaccato, che ha provocato numerose contestazioni. Parliamo di associazione di stampo mafioso, concorso esterno in associazione mafiosa e diversi reati commessi sul territorio. Il controllo del territorio avveniva attraverso il controllo delle attività dell’ufficio tecnico comunale per la concessione di autorizzazioni. In questo modo si permettevano cospicui investimenti immobiliari reinvestendo capitali illeciti. E il ruolo dei fratelli Cesaro era ovviamente di tipo imprenditoriale. Si tratta di imprenditori che avevano rapporti privilegiati con il clan Puca“.

Luca Leva

Napoletano classe 1989. Giornalista, videoreporter e fotografo. Corrispondente da Napoli in funzione di videogiornalista per importanti editori nazionali, mi occupo principalmente di cronaca e politica. Faccio parte del collettivo di fotogiornalisti Buenavista photo.

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