Il 19 giugno scorso Alex Zanardi, mentre si trovava con la sua handbike in Toscana, ebbe un incidente contro un autotreno che giungeva dalla direzione opposta. A tre mesi esatti da quel terribile episodio il campione paralimpico respira da solo e non è neanche più sedato. L’ex pilota di Formula 1 è stato ricoverato per un mese all’ospedale di Siena prima di essere trasferito in una clinica di riabilitazione in provincia di Lecco e poi al San Raffaele di Milano. Per lui quattro operazioni alla testa, e ora la lenta riabilitazione. Il 18 agosto, infatti, Zanardi è passato dalla terapia intensiva alle cure semi intensive e da lì un lento viaggio che ha come destinazione il recupero. Ora ha iniziato la fisioterapia neurologica all’ospedale milanese.
Oltre alla moglie Daniela e al figlio Niccolò, è andato a trovarlo spesso anche Claudio Costa, noto al grande pubblico come il fondatore della Clinica mobile, nata per soccorrere i piloti che subiscono incidenti nelle gare motociclistiche. 79 anni e medico sportivo di Alex Zanardi, il dottor Costa diventato negli anni un grande amico. “Abbiamo un rapporto simbiotico, un legame profondo”. Lui è uscito rinfrancato da questi incontri: “Ha iniziato la fisioterapia neurologica che in medicina è quella fase in cui si aspettano le sorprese e i miracoli” e le sue dichiarazioni rilasciate alla Stampa sono rassicuranti. “Ho visto miglioramenti, dà risposte agli stimoli, stringe le dita, gli stanno rieducando la testa. Ha un fisico da fantascienza e una mente straordinaria. Lo so che questa volta si parla del cervello, ma sono sicuro che lui saprà inventarsi qualcosa con quello che è rimasto”.
Dunque c’è qualche piccolo passo in avanti, che dà fiducia ai medici, agli amici, ai suoi tifosi e soprattutto ai familiari. Costa parla della mamma di Alex Zanardi: “Una donna formidabile, presente e capace di sopportare tutto, una figura chiave, la sua principale fonte di stimoli. Mi fa fatica a dirlo perché di lui ho una considerazione infinita, ma lei è persino più forte”, dice il medico. “Il giorno dell’incidente ho visto la mamma di Alex e le ho detto: ‘guarda che questo vive’. Era disperata, ma mi è grata per quella speranza”. Lui immagina un futuro nello sport per l’amico, e un futuro che inizia domani: “Sarò pazzo, ma di sogni non ce ne sono mai abbastanza e io vedo Alex alle prossime Olimpiadi”.
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