CRONACA

Morto Ruggero Deodato, il padre dei “cannibal movie”

È cordoglio nel mondo del cinema, e non solo, per la scomparsa di Ruggero Deodato, registra di “Cannibal Holocaust”. È deceduto oggi, 29 dicembre, all’età di 83 anni. Regista e sceneggiatore cult, padre dei cosiddetti “cannibal movie”, con il suo lavoro ha influenzato registi del calibro di Quentin Tarantino, Oliver Stone ed Eli Roth.

Carriera di Ruggero Deodato

Originario di Potenza, ha mosso i suoi primi passi nel settore del cinema con grandi maestri, come Roberto Rossellini ne “Il generale della Rovere” e “Viva l’Italia” e Sergio Corbucci in “Django”. Tra i film diretti da Deodato troviamo “Gungala la pantera nuda” nel 1968, “Uomini si nasce poliziotti si muore” nel 1976 e “Ultimo mondo cannibale” del 1977. Ma anche “La casa sperduta nel parco” del 1980, “I predatori di Atlantide” del 1983 e “Inferno in diretta” del 1985.

Regista di “Cannibal Holocaust”, il suo capolavoro

Deodato ha avuto una lunga e apprezzatissima carriera come regista che gli ha regalato l’appellativo di “Monsieur Cannibal”. Come detto, è stato il registra di “Cannibal Holocaust” considerato uno dei film più agghiaccianti e controversi della storia del cinema. Per il suo capolavoro finì persino in tribunale. “Cannibal Holocaust”, del 1980, per le scene violentissime e le reali uccisioni di animali gli costò quattro mesi di carcere con la condizionale. La pellicola avrebbe dovuto avere un sequel, “Cannibal Fury”, al quale Deodato iniziò a lavorare nel 1893, ma che non vide mai la luce. Lo stile con cui Deodato rappresentò la violenza in “Cannibal Holocaust” diventò fin da subito un riferimento per grandi registi che vennero dopo, tra cui Quentin Tarantino. Deodato viene considerato anche uno degli ideatori del genere “mockumentary” perché in “Cannibal Holocaust” riuscì a ricreare una sorta di finto documentario. “Ci misi una cura maniacale in quel film perché tutto fosse perfetto, ho strisciato addirittura la pellicola per rendere il tutto più veritiero”, raccontò. La storia del suo film più celebre racconta della spedizione di un gruppo di antropologi nell’Amazzonia brasiliana, per documentare le abitudini di una popolazione che praticava il cannibalismo.

Jennifer Caspani

Comasca, poco più che 20enne, dal 2018 scrivo per alcuni grandi editori italiani occupandomi principalmente di salute e benessere, scienze e tecnologia. L’empatia è il mio punto di forza, soprattutto se si tratta di comprendere le emozioni delle persone più introverse, ancor meglio se hanno quattro zampe, una coda scodinzolante e tanta voglia di rincorrere un bastone.

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